Cerco Cavie

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    Ragazze ho bisogno di qualcuna di voi!! Sto scrivendo un libro sul genere Urban Fantasy e mi piacerebbe trovare qualcuna interessata a leggere i primi capitoli e darmi un parere!!! :ti prego: :ti prego: :ti prego:

    A giorni avrò ultimato la prima parte del lavoro, potrei inviarlo a chi ha voglia di "recensirlo"

    Vi ringrazio anticipatamente!!
    Claudio :)
     
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  2. Simona_85
     
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    non è proprio la sezione appropriata, pero se ti va puoi aprire un topic in FANFICTION
    e ognuno di noi leggendo la tua storia può lasciarti il proprio commento
     
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  3. beba72
     
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    Scrivi...scrivi....nn vedo l'ora di leggere......
     
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  4. Emily_
     
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    Mi piacerebbe moltissimo leggerli, sarebbe un vero piacere...!!! camomilla
     
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    over the rainbow

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    anche a me piacerebbe leggerli,magari potremmo commentare qui?
    ma non è una fanfiction vero?cioè è un progetto che potrebbe avere un futuro?
     
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  6. Irene:-)
     
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    Si si anche io vorrei leggerli!! Postali!!!
     
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  7. _fairy_love_
     
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    Postali!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!VOGLIO e dico VOGLIO leggerli!!!E quando dico VOGLIO sò cavoli :muahahaha: quindi POSTALI!!!!
    :D :D :D :D :D :D :D :D :D
     
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  8. Taide
     
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    Anch'io son curiosa. Si può avere una trama?
     
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    Eccomi ragazze scusate il ritardo!! Stavo scrivendo hihihi!!
    Allora la trama: Hyaena è una donna di 28 anni, misteriosa (e un po' complessata) e dotata del potere di decomporre gli esseri viventi. Può anche usare il suo dono al contrario, per guarire o resuscitare, ma questo la rende debole.
    Il racconto narra di lei e del gruppo di persone con poteri paranormali che ha riunito intorno a se per combattere il male.
    Ho pronti i primi sette capitoli, anche se forse sono davvero un po' scarni. Li posto in questa sezione.
    Vi prego siate MOOOLTO critiche !!! Ho bisogno di mazzate!!! hahahhaa :D Scherzi a parte non risparmiatevi e ditemi pure tutto quello che non gradite, non capite o trovate poco efficace. grazie mille! posto:



    Capitolo 1

    Hyaena

    Novembre era appena all’inizio e già nell’aria si avvertiva sentore di neve. La notte era buia e fredda; il vento gelido mi tagliava il viso e sembrava volesse lambire direttamente il mio corpo attraverso i vestiti. Avevo lasciato aperta la mia corta giacca di pelle per poter godere di quella inebriante sensazione; chiusi gli occhi per un momento, immaginando di trovarmi in un bosco o sulla cima di una montagna, allargai le braccia per accogliere il flusso di energia che scaturiva da quel vento benefico. Mi sentivo parte della fibra dell’universo, il buio quasi totale era un grande conforto per me. Immobile, per alcuni preziosi, lunghissimi secondi, bevvi la notte.

    Un grido improvviso mi fece trasalire, mi guardai intorno cercando di capire da dove provenisse. Mi trovavo tra vicoli scuri e angusti, ingombri di rifiuti che si erano accumulati probabilmente in molti giorni; l’illuminazione stradale era scarsa in quella zona della città, molti lampioni erano guasti e il degrado tale da dare l’impressione di non trovarsi a New Atlantis. Quello stesso vento che mi accarezzava sollevava foglie secche e pezzi di carta in eleganti turbinii che si infrangevano contro i muri degli edifici.
    La mia nittalopia mi permise di mettere a fuoco alcune figure nell’oscurità, tre umanoidi accovacciati e protesi sul corpo immobile di una giovane donna. Evidentemente l’urlo di terrore era provenuto da quella ragazza che però ora sembrava morta.
    Mi avvicinai con passo deciso; non appena mi percepirono, le creature si prepararono ad attaccare raggiungendomi con rapidi balzi. Estrassi il coltello in una frazione di secondo e lo piantai nel petto del primo mostro con tutta la forza che avevo, poi girai su me stessa e sferrai un potente calcio al secondo sentendo la sua mandibola che si rompeva. Il terzo, che aveva avuto qualche istante a disposizione per cercare una migliore posizione di attacco, si lanciò verso di me dall’alto di un cassonetto dei rifiuti e mi colpì facendomi perdere l’equilibrio mentre il secondo, che evidentemente non si era arreso, mi ghermì le gambe con possenti artigli che strapparono i miei pantaloni facendomi sanguinare. Schiacciata sotto il corpo scarno e nervoso del mostro, mi riparai istintivamente il collo e il viso con un avambraccio mentre con la mano libera afferravo la sua nuca. Gli tirai indietro la testa mentre attivavo il mio potere; mi trovai davanti una bocca irta di denti aguzzi, in numero molto superiore a quelli di un essere umano, che mi fece pensare a quella di uno squalo. Concentrai la mia energia su quell’orrore e subito mi ritrovai cosparsa dei suoi tessuti molli, si stava decomponendo con una rapidità notevole. - Bene!- dissi a me stessa mentre mi rialzavo cercando di ignorare il dolore alle gambe e la sgradevole sensazione di essere cosparsa di fluidi corporei. L’unica creatura superstite, quella a cui avevo rotto la mandibola, si stava allontanando, cercando però di non darmi le spalle; indirizzai il potere contro di lui e lo vidi iniziare a disintegrarsi poco alla volta. Il processo fu più lento perché la mia capacità funziona meglio se impongo le mani a distanza molto ravvicinata e raggiunge il massimo dell’intensità se c’è un contatto fisico, ma comunque sortì l’effetto desiderato.
    Imposi le mani sulle mie gambe guarendo i graffi che mi ero procurata e passai ad esaminare il corpo della ragazza. Come immaginavo era ormai senza vita. Aveva lunghi capelli bruni ed un viso spigoloso ma non sgradevole, caratterizzato da un naso pronunciato. Quel che restava dei vestiti denunciava uno stile semplice e pratico ma non trasandato, il suo ventre era stato dilaniato e gli organi interni divorati pochissimi minuti prima. Il fatto di averla da poco sentita urlare mi suggeriva l’orribile ipotesi che fosse ancora viva mentre i mostri banchettavano con le sue viscere. A poca distanza da lei giacevano una borsa di pelle scamosciata color cammello e un paio di occhiali da vista. Notai che la borsa era abbinata ai suoi stivali, uno di quei modelli morbidi e dalla suola piatta, decisamente pratici.

    Volsi lo sguardo in direzione opposta a quella della defunta, non perché fossi particolarmente sensibile ma perché mi sentivo in colpa. Infatti avrei ancora potuto aiutarla e restituirle la sua vita, ma non avevo intenzione di farlo.
    Il mio talento risiedeva nelle mani; il mio tocco era in grado di sfaldare e decomporre i tessuti viventi uccidendo rapidamente, ma anche di guarire qualsiasi ferita o malattia e di resuscitare i morti, purché non fossero deceduti da troppo tempo. Le resurrezioni erano permanenti, non ero una regina del woodoo e non creavo zombie, restituivo la vita sul serio. Mi era già capitato di farlo qualche volta, procurandomi dei gran mal di testa e una certa debolezza temporanea come effetti collaterali. Il problema che mi affliggeva era di diversa natura, questa dote mi rendeva simile ad una dea pagana, in grado di donare la vita e la morte, ma io ero solo un essere umano. Che diritto avevo di cambiare il corso del destino e resuscitare le persone? Potevo forse sostituirmi a Dio? Avevo studiato a fondo le discipline esoteriche e le religioni e sapevo che questo era profondamente sbagliato sotto il profilo etico, per non parlare dei rischi che si corrono nell’alterare con la magia l’ordine naturale delle cose (d’accordo forse non era stata proprio una morte naturale quella della ragazza ma era lo stesso). Inoltre dedicavo la mia vita alla caccia e all’eliminazione delle creature sovrannaturali che minacciavano gli esseri umani, combattevo quasi ogni notte, trovandomi a contatto con innumerevoli sfortunate vittime. Avrei forse dovuto imporre le mani su tutti i cadaveri in cui mi ero imbattuta? Mi sembrava folle, presuntuoso e… poco pratico.
    Il solo formulare quel pensiero mi fece sentire fredda e sterile, la mia ricerca spasmodica di disciplina a volte mi faceva apparire un mostro ai miei stessi occhi, bastava cambiare punto di vista e cercare di osservarmi dall’esterno.
    Comunque la mia procedura mi imponeva di lasciare quel corpo al suo destino; andai a recuperare il mio coltello ancora conficcato nel cadavere dell’unico mostro che non avevo decomposto. Lo osservai, era identico ai suoi compagni, una corporatura simile a quella umana ma con la schiena incurvata e gli arti anteriori più lunghi dei posteriori in modo da potergli permettere un’andatura quadrupede simile a quella degli scimpanzé. Era completamente glabro, privo di ciglia e anche di capelli; la pelle spessa e coriacea, di un colore che andava dal rosso rubino al borgogna scuro, aderiva alla struttura estremamente scarna ma dotata di portentosi muscoli. Le mani terminavano con quattro enormi artigli, lo stesso valeva per i piedi che presentavano però lamine ungueali meno notevoli, il volto era impressionante, privo di setto nasale o di narici, era dominato dall’enorme bocca da squalo e colpiva per i piccoli occhi completamente e uniformemente gialli, se esistevano una cornea, un’iride e una pupilla dovevano essere dannatamente monocromatiche.
    Non avevo mai visto niente di simile, di certo non era un vampiro e non sembrava essere uno zombie, anche se odorava di morte –probabilmente è un demone di qualche tipo- conclusi tra me e me mentre sfilavo il coltello dal suo petto.
    La lama andava ripulita, come anche la mia giacca, mentre avrei buttato la mia tuta se non fossi riuscita a farla smacchiare da quei densi fluidi di decomposizione anzi, l’avrei buttata comunque visto che le gambe erano state squarciate dagli artigli del mostro quando mi aveva graffiato. Un giorno o l’altro avrei dovuto chiedere a Vanessa di insegnarmi un incantesimo protettivo per i miei vestiti… una invisibile pellicola, un campo di forza, qualsiasi cosa purché funzionasse.
    Ad ogni modo il mio aspetto doveva essere tremendo, mi sentivo sudicia e appiccicosa, decisi quindi di tornare alla villa ma subito prima di farlo commisi un errore.

    Mi girai un’ultima volta verso la salma della ragazza e, presa da un nodo allo stomaco, obbedii all’impulso irrefrenabile di avvicinarmi. Posai un ginocchio a terra e premetti le mani sul ventre squarciato maledicendomi per aver ceduto all’istinto ed essere così andata contro ogni logica, immediatamente gli organi mancanti iniziarono a riformarsi, le ossa rotte si rinsaldarono, muscoli e pelle si rigenerarono mentre il cuore rincominciava a battere. L’anima non dovette rientrare nella sua sede visto che ancora non aveva avuto il tempo di uscirne.

    -Hey! O sono completamente pazza oppure hai appena resuscitato Allison Masters!- Trillò una voce allegra alle mie spalle.
    -Tante grazie per avermi sorpresa e spaventata a morte Vixen- Dissi con sarcasmo-Dovresti avvisarmi quando ti teletrasporti alle mie spalle-
    SuperVixen, al secolo Ira Bradlaugh, era un membro della mia squadra di cacciatori di demoni ed era semplicemente splendida. Alta, snella ma estremamente formosa, aveva una pelle bianco latte che si accendeva di un bagliore perlaceo e di riflessi iridescenti quando usava i suoi poteri. I suoi capelli, lucidi e rossi come una mela caramellata, parevano ardere come fiamme; non avrei saputo definire la tonalità dei suoi occhi se non come verde dorato. Il suo aspetto grandioso veniva esaltato da un atteggiamento da pin up e dal suo abbigliamento succinto e preferibilmente ricavato da tessuti lucidi e inconsistenti. Quando combatteva usava quasi esclusivamente il nero, come tutti noi; in altre circostanze invece amava i colori sgargianti. Aveva scelto il suo soprannome in onore della protagonista maggiorata di un vecchio film di Russ Meyer ma non bisognava lasciarsi ingannare dal suo aspetto ( in effetti Vixen significa anche volpe femmina… oppure bisbetica), Ira era potente, tanto potente da essere quasi imbattibile. I suoi talenti consistevano nella telepatia, la telecinesi e il teletrasporto, tutti ad altissimo livello. In altre parole poteva leggere nella mente delle persone o friggere loro il cervello, far levitare se stessa o degli oggetti, oppure scagliare un’auto addosso ai nemici o fermargli il cuore, e come se non bastasse poteva raggiungere qualsiasi luogo desiderasse in un istante. Tutto questo potere era troppo per essere convogliato nel corpo di un essere umano e infatti Vixen doveva risparmiarsi molto per non perdere il controllo sulle sue doti; le usava con cautela ma, nonostante le limitazioni che si imponeva ,era ancora straordinariamente temibile. Insomma, normalmente amavo averla alle mie spalle come alleata, ma non nei momenti in cui facevo qualcosa di stupido pensando di essere completamente sola.
    -Chi sarebbe questa Allison Masters?- chiesi mentre la vergogna avvampava visibilmente sulle mie gote pallide.
    -Una giornalista televisiva Capo! La reporter d’assalto di punta della New Atlantis News, una vera celebrità del giornalismo spazzatura- Spiegò allegramente lei- Mi stupisce che tu non la conosca visto che usi la TV solo per guardare i notiziari- Aggiunse in tono divertito e polemico, come sempre.
    -Non la conosco e non so perché non abbia saputo resistere all’impulso di restituirle la vita: l’ho guardata, riversa a terra, e ho sentito che dovevo agire per riportarla a questo mondo- Dannazione mi stavo giustificando.
    -Normalmente non lo fai, e non sei nemmeno così loquace, ma immagino non ci sia nulla di troppo drammatico in un salvataggio- cercò di consolarmi – Ma che razza di creatura è quella? – si affrettò a domandare fissando le spoglie del mostro.
    - Non ne ho idea, è spaventoso a vedersi ma non è tanto duro da ammazzare- Spiegai mentre Allison riprendeva conoscenza e apriva gli occhi.
    -Voi chi siete?- Chiese con voce impastata- cos’erano quei mostri? Credevo mi avrebbero uccisa!- scoppiò a singhiozzare come una bambina.
    - Si rilassi Miss Masters, è al sicuro ora, si rialzi e torni a casa- le intimai cercando però di non farlo sembrare un ordine.
    -La mia amica ha eliminato i suoi assalitori- Aggiunse Vixen, -Non c’è più nulla da temere-
    Ma la reporter non sembrava sentirci: singhiozzava ed emetteva gemiti in preda ad un evidente stato di shock di cui ero in gran parte responsabile. Dopotutto ero stata io a resuscitarla.
    -Che facciamo capo? Devo teleportarla all’ospedale? –
    -Temo che il teletrasporto possa danneggiare ulteriormente i suoi nervi, dannazione il nostro compito è eliminare il male e non fare da balie alle giornaliste che giocano a fare le dure. Che diavolo ci faceva in giro da sola in una zona tanto malfamata!?- Avevo voglia di prendermi a pugni da sola… contai fino a dieci respirando col diaframma e ricacciando indietro la rabbia -Non possiamo nemmeno lasciarla qua in questo stato però. Ira vai a prendere Bianca per favore-
    -Volo- esclamò in risposta subito prima di smaterializzarsi.
    Dopo una manciata di secondi Vixen riapparve assieme a Bianca Skinner, la terza ed ultima donna della mia squadra. Nata albina, Bianca era di una bellezza delicata, e portava un nome decisamente appropriato dato il pallore lunare del suo incarnato e i capelli candidi, morbidi come quelli di un bambino. Era più bassa rispetto a me e ad Ira, e in qualche modo più burrosa, anche se possedeva un vitino da vespa.
    -Hyaena hai bisogno di me?- Chiese con voce dolce e il suo consueto modo di fare pacato. Era la persona più gentile che conoscessi.
    -Si, per favore avvicinati , ho bisogno che calmi questa donna almeno quanto basta per farla smettere di piangere, così potremo rimandarla a casa- Bianca era un empate, poteva cioè entrare in stretta relazione emotiva con le persone e trasmettere loro le sensazioni che desiderava. La sua qualità poteva risultare molto utile a livello tattico ma non le serviva a molto quando si trattava di difendersi o di sferrare un attacco: per questo motivo non usciva mai a caccia da sola ma si limitava ad affiancare uno o più di noi in missione.
    Senza dire altro si inginocchiò accanto ad Allison, che ancora si dimenava e piangeva senza accennare a fermarsi e la cinse con le braccia.
    -Va tutto bene- sussurrò, poi le prese il viso tra le mani e la fissò dritta negli occhi. La sua mano si levò per accarezzarle il viso con delicatezza; lo sguardo della reporter si riempì di comprensione, l’espressione si fece serena e i lamenti cessarono. –grazie- disse con un tono non privo di una certa dignità. –grazie infinite. Mi vergogno dello spettacolo a cui vi ho fatte assistere-
    -Non preoccuparti, pensa solo a tornare a casa- Rispose Bianca con un tono morbido e avvolgente che ricordava il miele. –Hai una macchina o vuoi che ti chiamiamo un taxi?-
    - La macchina è proprio qua dietro e penso di essere in grado di guidare, oddio sono così confusa, siete state gentili, mi avete salvata. Posso sapere chi siete?-
    -Mi creda Miss Masters è meglio che non lo sappia, non voglio essere scortese ma è tempo che ognuna di noi torni alle sue faccende- Affermai forse un po’ troppo bruscamente.
    -Ci sarà pur qualcosa che io possa fare per ringraziarvi-
    -La cosa migliore che può fare per noi e per se stessa è dimenticare questa faccenda-
    Al cenno di protesta che seguì da parte di Allison, scoccai un occhiata a Vixen chiedendole telepaticamente di portarci via da quel luogo. In pochi secondi ci trovammo davanti all’ingresso della Villa che fungeva da base al nostro gruppo. Scomparire dalla vista della giornalista in maniera così repentina non era certo educato ma per quella notte ci eravamo già esposte troppo, sicuramente avevamo destato la curiosità della Masters e questo non era un bene. Anche se New Atlantis era la città della magia per eccellenza, era sempre meglio tenere un basso profilo quando si aveva a che fare con i mostri e, forse, ancora di più con gli umani.






    Capitolo 2

    Supervixen

    Era da poco passata l’una di notte quando teletrasportai Hyaena e Bianca alla Villa, eravamo tre pupe niente male, bisogna ammetterlo!
    Il look alla Siouxsie Sioux di Hyaena era appena un po’ troppo anni ottanta per i miei gusti ma obiettivamente era davvero bella nonostante fosse sporca di qualche disgustosa e maleodorante sostanza. Ciò che colpiva maggiormente era la straordinaria lucentezza dei suoi capelli corvini, striati da due grosse ciocche bianche, lei li porta cotonati ottenendo un effetto dark decisamente demodè, scelta ampiamente discutibile ma, in fondo, nessuno è perfetto. Sembrava molto turbata per aver resuscitato quella reporter della New Atlantis News, era sempre così dannatamente severa con se stessa! A volte pensavo che se fossi stata paranoica anche solo la metà di quanto lo era lei, mi sarei già suicidata da un pezzo.
    Bianca ricordava una dolce bambolina con i capelli riuniti in torchon perfetti e il sorriso da ragazza timida. Possedeva grandi occhi da cerbiatta di quel raro color pervinca che aveva reso celebre Liz Taylor, caratteristica ancor più singolare dato che tutti gli albini che mi era capitato di vedere avevano gli occhi rossi. Qualche mese prima l’avevo convinta a depilare le sue sopracciglia bianche e farsele tatuare con un colore più deciso; era stata una mossa vincente, donavano maggiore espressività e armonia al suo bel viso.
    In quanto a me… Beh ero uno schianto come sempre! Indossavo uno dei miei costumi in microfibra, aderente come una seconda pelle, calze a rete ed i miei stivali preferiti. Quando li avevo visti in un sexy shop, con quei gambali di scintillante vinile nero alti fino a metà coscia e i tacchi a spillo di dieci centimetri, non avevo saputo resistere e ne avevo acquistate tre paia. Spesso mi ero sentita dire da altre donne che ero troppo appariscente: mi limitavo a prendere quelle osservazioni come esternazioni di invidia ma sapevo di non passare inosservata; ulteriori conferme erano le reazioni di quasi tutti gli uomini che incontravo. A volte mi accontentavo di notare il desiderio nei loro sguardi, in qualche caso però mi prendevo la libertà di leggere complimenti e bramosia direttamente dai loro pensieri.
    Amavo essere una telepate!!

    All’ingresso principale trovammo Moonthorne, anche lui appena rientrato dal suo giro di caccia notturna.
    -Hai bisogno di una doccia cucciolotto, sei tutto imbrattato di sangue!- gli dissi arruffandogli i capelli argentei. Ian Holsen, questo era il suo nome, era il più giovane membro della nostra squadra ed era decisamente carino e atletico, il suo viso da teenager era solcato da una cicatrice che ne percorreva il lato sinistro in senso obliquo, dallo zigomo alla fronte, lasciando miracolosamente illeso l’occhio. Quel segno però non lo deturpava affatto, anzi, lo rendeva più affascinate ed attenuava l’eccessiva “pulizia” del volto.
    -Già, sono sporco da fare schifo! Non avete idea di che razza di mostri ho fatto a pezzi questa notte!- I suoi occhi grigio ghiaccio brillavano di orgoglio mentre le labbra ben modellate si allargavano in un sorriso compiaciuto. Potevo lasciargli l’effetto sorpresa oppure….
    -Lasciami indovinare… orrendi demoni antropofagi, stupidi come zombie e dotati di bocche spaventose!- Esclamai con aria finto innocente.
    -Cazzo Vixen, lo sai che non mi piace quando mi leggi nella mente senza permesso!- Si imbronciò (Dio com’era carino!!)
    -Non l’ho fatto Bambolo, giuro- Assicurai ammiccando, ma solo leggermente.
    Hyaena mi scoccò un’occhiataccia prima di spiegare – Ne ho uccisi tre meno di un’ora fa Ian-
    Poi si rivolse a me –Per favore Ira, rintraccia gli altri, voglio capire che razza di creature abbiamo di fronte. Ci vediamo in sala riunioni tra mezz’ora-
    -Ai tuoi ordini mia crudele padrona!- Dissi sfoggiando un sorriso smagliante.
    -Sei davvero inqualificabile Ira!!- Cercò di sgridarmi lei senza però riuscire a trattenersi dal sorridere. Inqualificabile…. Che razza di insulto era?
    -Al liceo eri una nerd non è vero?- La schernii mentre mi affrettavo a teleportarmi altrove; riuscii appena a sentire le risatine divertite di Bianca ed Ian.

    In realtà anche per me l’adolescenza non era stata semplice; a dodici anni erano emerse prepotentemente le mie facoltà telepatiche e telecinetiche, portando con loro emicranie massacranti, disturbi della concentrazione e della personalità. In pochi mesi mi trasformai dalla bambina più bella della scuola alla ragazzina più problematica. Mi trincerai in un feroce mutismo nel tentativo di isolarmi dalle masse di pensieri altrui che mi assalivano costantemente: stavo diventando pazza e per tenermi sotto controllo psichiatri e dottori mi sottoposero a pesanti cure a base di tranquillanti e antidolorifici.

    Fu mio cugino Craig, all’epoca appena diciannovenne, ad aiutarmi ad uscire da quella terribile situazione, accudendomi con amore e indirizzandomi verso una congrega di streghe che mi insegnarono ad usare i miei poteri psichici . I miei genitori erano già morti da anni; io e i miei fratelli minori, Macha, Doris, Zayden e Miranda vivevamo assieme a lui in un’enorme casa appena fuori New Atlantis.
    Ovviamente, appena mi rimisi completamente, cambiai scuola e ricominciai ad avere una vita: sfruttai a pieno le mie facoltà telepatiche per ottenere ottimi risultati scolastici e divenni una ragazza seducente e ammirata.
    Craig morì quando avevo diciotto anni: annegò durante un’immersione in Australia, e il suo corpo non fu mai ritrovato. La sua scomparsa fu una vera tragedia! Era stato un fratello maggiore e un padre per tutti noi nonostante avesse solo cinque anni più di me. Quasi ogni ricordo della mia infanzia era legato a lui; è pazzesco ma, per quanto io provassi a scavare profondamente nella memoria, non riuscivo assolutamente a ricordare il volto dei mie genitori, mentre il sorriso di Craig, il suo viso da perenne adolescente e la sua dolcezza erano stampati nella mia mente, un tesoro del passato in cui rifugiarsi nei momenti di sconforto. Il suo ultimo regalo fu un’eredità talmente cospicua da rendere me e i miei fratelli una delle famiglie più ricche della città.
    In quell’anno emerse anche il mio potere di teletrasporto e uccisi il mio primo uomo, ma questa è un’altra storia. Ad ogni modo, con il casino di passato che avevo, mi sembrava sacrosanto ora godersi la vita in ogni modo possibile; qualcuno mi avrebbe potuta definire epicurea, qualcun altro, ancora più informato sui fatti che mi riguardavano, mi avrebbe catalogata come serial killer. Quanto a me, amavo considerarmi una moderna Erinni, sempre assetata di sangue colpevole.


    Mi concentrai per localizzare i membri mancanti del gruppo, identificai il tracciato psichico di SchwartzesLoch a poca distanza dalla base, gli riferii gli ordini di Hyaena e mi dedicai alla ricerca di Adam. I suoi segnali mi apparvero concitati e percepii una irrefrenabile sete di sangue: a quanto pareva stava combattendo.
    -Ottimo!- Pensai mentre carpivo le sue coordinate. –Un po’ di adrenalina è ciò che ci vuole!-
    Appresi rapidamente che lo scontro si stava consumando nei pressi del più grande cimitero della città, proprio sulla Socrates Street, una delle principali arterie del centro. In meno di un secondo raggiunsi il campo di battaglia.
    Amavo essere una teleporta!!

    Neophron, questo era il nome di battaglia di Adam, era una vera macchina da combattimento, snello, muscoloso e dotato di artigli rapaci; stava letteralmente facendo a pezzi una mezza dozzina di quei mostri dalla pelle rossastra ma altrettanti gli si stavano avvicinando rapidamente.
    -Hey bruttoni!!! Venite a prendere una pupa da schianto indifesa!- Gridai.
    Immediatamente alcuni di essi invertirono il loro percorso per raggiungermi a balzi: ne contavo cinque il che significava che potevo permettermi di essere creativa.
    Sfruttando la telecinesi immobilizzai a mezz’aria il più vicino mentre mi stava balzando addosso, poi gli trafissi il costato con la mia stupenda lancia da combattimento. Estratta fulmineamente l’arma la scagliai con tutta la forza che avevo addosso ad un altro mostro. Lo colpii gravemente ma non lo finii, ne volevo uno vivo per provare a sondargli la mente.
    Levitai a mezz’aria e mi concentrai su una terza creatura immaginando di dividerla a metà con una sega circolare, immediatamente il suo corpo si aprì in due offrendo un macabro spettacolo di sangue con organi interni che schizzavano in ogni direzione. Troppo cruento forse ma spettacolare.
    Probabilmente è un difetto dal punto di vista dei più, ma le battaglie mi eccitano e ho un’intima indole sanguinaria che non ha nulla da invidiare a quella di Neophron.
    Estrassi telecineticamente la lancia dalla creatura ferita e la indirizzai alla nuca di un suo simile: ebbe l’effetto di un razzo che a tutta velocità si schianta contro un covone di fieno. Cervello dappertutto.
    Proprio mentre stavo escogitando la maniera di eliminare l’ultimo avversario, Neophron gli si scagliò addosso e lo fece a brandelli.
    -Wow! Avevi già finito i tuoi?-
    -Così pare- rispose laconicamente.
    -Beh puoi avere la compiacenza di non fare fuori anche quello a terra? L’ho lasciato vivo per sondarlo- ovviamente non raccolse la mia provocazione se non abbozzando un debole sorriso.
    Non era per niente il mio genere di uomo ma capivo perché molte donne si sarebbero strappate i capelli per lui, pallido e sanguinario,sensibile, tenebroso, pieno di mistero, con ogni probabilità leggeva testi di poesie d’amore prima di andare a dormire…(D’accordo non stavo tirando ad indovinare, l’avevo letto nella mente di Hyaena). Ultimamente c’era del tenero tra di loro. Avevano provato a negare quando si erano ritrovati incalzati dalle mie domande, pregne di sacrosanta curiosità, ma mentire ad una telepate non è mai un grande atto di furbizia.

    Mi avvicinai al mostro che giaceva immobile mentre Adam si schierava un passo indietro rispetto al mio fianco. –Vediamo un po’che ha nel cervello-

    La sua mente non era certo un capolavoro dell’evoluzione… i pensieri che captavo erano animaleschi ed elementari : paura, sangue, cibo… stranamente nessuna immagine era riconducibile al sesso o alla riproduzione. Questo dettaglio mi parve curiosamente inquietante, al punto da dovermi fermare per sbirciare tra le gambe della creatura che, con mia somma sorpresa, risultò essere asessuata.
    -Oh cazzo! Abbiamo a che fare con la versione Horror di Ken –
    -Chi?-
    -Dio mio Adam ma dove vivi? Ken! Il fidanzato di Barbie! Non hai notato che non ha nessun organo sessuale tra le gambe?- L’unica risposta che ricevetti fu una sua scrollata di spalle. Nessun senso dell’umorismo: era proprio il compagno perfetto per Hyena.
    Decisi che era meglio tornare a concentrarmi sul cervello del mostro ma riuscii a captare solo immagini vaghe. Ricevetti appena un paio di indizi, non proprio due concetti, ma qualcosa di simile a fugaci immagini legate a dei nomi. Il Primo di essi, Red Undead, si riferiva senz’altro a lui e alla sua razza ed in effetti mi sembrava gli calzasse a pennello. La seconda immagine era collegata ad una figura femminile di nome Saturnia. Fu tutto quello che riuscii ad ottenere, quindi procedetti all’eliminazione del testimone.
    Immaginai di tenere il cuore del mostro nella mia mano destra e di schiacciarlo, nemmeno un istante dopo, la sua vita si spense definitivamente. Semplice, preciso, pulito.
    Amavo essere una telecineta!!


    -Torniamo alla base, Hyaena ci aspetta- annunciai ad Adam che, con la sua solita mancanza di loquacità, si limitò ad annuire. In un lampo ci teletrasportai direttamente in sala riunioni.

    Ho già detto quanto amassi essere una teleporta? Oh al diavolo! Amavo essere Supervixen!!!



    Capitolo 3

    Hyaena

    Erano tutti presenti: Supervixen, Bianca, Moonthorne, Neophron e SchwarzesLoch; c’era persino Vanessa, una strega esperta in magia bianca, nonché avvocato di successo, che collaborava saltuariamente con la squadra fornendo incantesimi o svolgendo ricerche, ed era la cosa più simile ad un’amica che avessi mai avuto.
    Li passai in rassegna con lo sguardo: li avevo selezionati uno ad uno e invitati a fare parte del gruppo, erano i più potenti e letali guerrieri di cui potessi disporre ed erano tutti uniti nella causa comune di eliminare le creature sovrannaturali che minacciavano gli esseri umani.
    La pelle di Vixen risplendeva come un opale in seguito all’intenso utilizzo dei suoi poteri, sembrava ancora eccitata dalla battaglia che aveva sostenuto poco prima, lo stesso valeva per Neophron e Moonthorne, anche se nessuno dei due lo dava a vedere in maniera tanto esplicita. Spostai lo sguardo su Bianca, serafica come sempre, e Vanessa, che sembrava impaziente di parlarmi. Infine osservai SchwarzesLoch.
    Il suo vero nome era Max Bauman, e il suo aspetto tradiva la nazionalità teutonica del padre, il patrimonio genetico giapponese della madre invece non sembrava per nulla riconoscibile nel suo metro e ottantasette di altezza e neppure nei colori chiari del suo incarnato, dei capelli biondissimi e degli occhi azzurro ghiaccio. Il suo potere spaventoso si accompagnava ad un carattere enigmatico, malinconico e solitario (parlava ancora meno di Neophron e raramente l’avevo visto sorridere ) ; poteva trasformarsi in quello che avrei potuto definire solo come una sorta di buco nero vivente. La sua figura veniva avvolta da fiamme fredde di un colore viola intenso che si espandevano intorno a lui in un effetto di meravigliosa bellezza,dando l’impressione che fosse fornito di ali quando allargava le braccia ; l’illusione era accentuata dal fatto che, quando si trovava in questa forma, poteva volare. Al centro del suo petto si apriva una sorta di gola, buia e infinitamente profonda in grado di attrarre a sé corpi di grandi dimensioni ed inghiottirli, facendoli sparire nel nulla; era davvero terrificante. Anche Max, come Vixen, possedeva un potere troppo grande da gestire per un essere umano e per di più gli era stato “donato” in circostanze davvero tragiche, gli occorrevano immensi sforzi per limitarlo e l’autodisciplina che era costretto ad imporsi faceva impallidire la mia. Al suo confronto sembravo disinibita ma d’altro canto io non rischiavo, perdendo il controllo, di diventare una stella morta e distruggere intere città.
    Ognuno di loro, a suo modo, era il prodotto di una tragica storia personale, esattamente come me.

    -Capo hai intenzione di iniziare o credi che resteremo a fissarci per il resto della nottata?- Provocò Vixen. –Tutto questo teletrasportami mi ha messo fame, se pensi di restare in silenzio ancora per molto faccio un salto a mangiare un hamburger-
    Normalmente la trovavo simpatica (o almeno tollerabile), ma in quel momento mi sentivo spossata fisicamente per aver resuscitato un cadavere ed ero molto arrabbiata con me stessa perché questo aveva messo a repentaglio la segretezza della squadra.
    -Non mi esasperare Ira-
    -Temo di non poterti accontentare, esasperarti è la cosa che so fare meglio-
    -Se non sei interessata alla riunione.. beh, conosci la porta di uscita- Il mio tono era decisamente esagerato, stavo praticamente sbraitando.
    - Quanto sei acida!! Va bene, ho capito, facciamo a modo tuo… Per ora.- Doveva sempre avere l’ultima parola dannazione. La ignorai decidendo che era la strategia migliore.
    -Siamo qua per confrontare le informazioni che abbiamo raccolto riguardo ai mostri di questa notte. Alcuni di noi li hanno affrontati e uccisi con relativa facilità, ma per i normali esseri umani sono senza dubbio letali. Secondo la nostra fin troppo loquace Vixen, il loro nome è Red Undead e l’odore di morte che si portano addosso suggerisce che siano un qualche tipo di zombie. Le priorità sono capire cosa siano esattamente e chi eventualmente li stia controllando-
    -Cosa proponi?- Chiese Adam.
    -Il mio piano prevede l’eliminazione sistematica di tutti i Red Undead che riusciremo a trovare, inoltre ne cattureremo uno “vivo” perché Vixen possa di nuovo cercare di sondare la loro mente.
    Bianca svolgerà delle ricerche diurne su tutti i testi esoterici disponibili e sulla rete, oltre a questo seguirà i notiziari per capire se parlano del problema, mentre Vanessa chiederà informazioni alla comunità di streghe locale. Tutti gli altri faranno parte della squadra di elimizione notturna-
    -Mi sembra sensato- Disse Vixen che pareva essere entrata in “modalità seria”, gli altri semplicemente annuirono.
    -Bene, qualcuno ha notato particolari che possano indicarci una pista?-
    Dopo un attimo di riflessione Adam parlò – Agiscono in branco, evidentemente puntano sulla forza del numero come strategia vincente perché presi singolarmente sono meno potenti di un comune vampiro, nulla di eccezionale trattandosi di esseri sovrannaturali. Inoltre evitano i luoghi troppo luminosi e frequentati, si muovono nelle zone più buie: periferie, parchi, cimiteri, ammazzando tutti gli umani che incontrano-
    -Ottima analisi, grazie Adam- Come sempre era preciso, analitico e sintetico.
    -C’è un particolare che non torna però- Fece notare Vanessa
    -Se sono zombie dovrebbero avere una fisionomia umana, ma dalle descrizioni che avete fornito pare che queste creature possiedano quattro dita per arto. Inoltre sono prive di naso e presentano bocche stracolme di denti. Decisamente da vivi non erano umani oppure c’è qualcosa che non torna.-
    -Demoni?- Chiese Vixen – Sondando la mente di uno di quei cosi ho captato il nome Saturnia, potrebbe indicare una strega, un’evocatrice di demoni oppure una negromante; di certo non sembra riferirsi ad una casalinga. Ah un’altra cosa, sono asessuati!-
    - Indagheremo anche su questa Saturnia allora- Approvai sorvolando invece sul sesso dei mostri: avevo timore di quanti e quali coloriti commenti Ira avesse in serbo sull’argomento.
    -Il loro odore è inequivocabilmente umano, anche se misto a morte e a qualcos’altro che non riesco a identificare - Disse Moonthorne senza preavviso. – Mi sono trasformato per combatterli-
    -Il fiuto di un licantropo è difficile da ingannare- Convenne Vixen. –Sembra non esserci un’ipotesi che renda coerenti tutti i dettagli-
    -Se non altro abbiamo degli spunti da cui partire- Intervenne Bianca. –Inizierò con le ricerche domani mattina-
    -Ok, credo che sia tutto quello che possiamo fare per adesso. Ci lavoreremo. Ora Vanessa ha un altro argomento da sottoporci, si stava già recando alla villa ancora prima che vi convocassi tutti.-
    -Si- Confermò Vanessa –Ed in effetti si tratta di una coincidenza strabiliante visto che ciò che ho da dire riguarda Allison Masters-
    -Ti prego continua- Esclamò Vixen eccitata come una bambina la notte della vigilia di Natale, l’argomento doveva apparirle davvero succoso. A dire il vero anch’io non potevo credere alle mie orecchie.
    - Questo pomeriggio Allison mi ha intervistata per un servizio che riguarda una mia cliente. Si tratta della madre della vittima di un serial killer e visto che il processo è ancora aperto non ho potuto rivelarle quasi nulla ma ci siamo trovate simpatiche a vicenda e abbiamo cenato insieme- Si sistemò una ciocca bionda dietro l’orecchio. – Durante la cena siamo entrate in confidenza tanto da rivelarmi delle informazioni riservate su un servizio che sta preparando. Si tratta di un lungo dossier su una creatura che pare si nasconda da qualche parte fuori città. Allison ha avvistato la creatura di persona e l’ha seguita fino al suo covo ma non ha voluto rivelare a nessuno dove si trovasse ed è comprensibile visto che la notizia è una bomba dal punto di vista mediatico: pare che la NAN dedicherà un intero speciale alla faccenda-
    -Ovviamente non vuole che le rubino lo scoop- Ragionai a voce alta.
    -Infatti, sta aspettando di recarsi sul posto con una troupe che possa riprendere e fotografare la creatura ma per farlo ha bisogno dell’approvazione del direttore della NAN che però appare scettico e sta temporeggiando per qualche motivo. A quanto pare la creatura sarebbe un mostro dalle sembianze di pipistrello o qualcosa di simile. Allison era su di giri perché un simile colpo potrebbe significare un enorme balzo avanti nella sua carriera. So che ha intenzione di procurasi delle foto per conto suo, senza aspettare il permesso dei superiori perché teme che il suo stesso direttore voglia farle le scarpe e rubarle il merito della scoperta -
    -E poi è stata uccisa dagli Undead, e il nostro rigido capo ha infranto le sue personalissime regole per resuscitarla- Vixen aveva proprio deciso di esasperarmi. Sospirai e poi contai fino a dieci… ma non funzionò, ero troppo agitata.
    -Non lo so, non so perché io l’abbia riportata in vita! Credo sia stato istinto, ho avvertito l’impulso di farlo anche se razionalmente non ne avevo nessuna intenzione e non sono riuscita a frenarmi. Sapete tutti come la penso. Se poi avessi saputo che era una giornalista televisiva avrei evitato: si starà facendo mille domande ora, sicuramente inizierà a indagare per scoprire qualcosa su di noi.- Stavo di nuovo alzando la voce. Dovevo sfogare tutta quella rabbia in un modo o nell’altro.
    -Non è così grave aver salvato una vita- Disse Bianca
    -Io sono d’accordo con te Hyaena, è sempre meglio non sovvertire le leggi della natura ma riflettiamo – Suggerì Vanessa. -Allison è l’unica a conoscere dove si nasconda questa creatura. Non sappiamo cosa sia, se sia pericolosa o collegata ai Red Undead in qualche modo e dobbiamo scoprirlo-
    -Per cui ci fa più comodo da viva che da morta- Concluse Vixen.
    -Suppongo abbiate ragione, ma io non ero a conoscenza di quanto potesse tornarci utile Allison Masters-
    -Non serve a niente tormentarsi- intervenne Adam – Abbiamo quello che ci serve ed è abbastanza: dobbiamo solo trovare la creatura prima che lo facciano i giornalisti-
    -Va bene- Ripresi la situazione in mano – Vanessa puoi procurarti un appuntamento con Allison?-
    -Certo-
    -Perfetto. Vixen tu ti recherai sul luogo dell’appuntamento per leggere dalla sua mente dove si trova il nascondiglio della creatura, ma dovrai stare attenta a non farti vedere o potresti essere riconosciuta visto che vi siete incontrate stanotte.
    -Wow potrei travestirmi, indossare una parrucca magari! – L’avevo resa felice a quanto pare.
    -Sarebbe meglio tu stessi in una stanza adiacente e ti limitassi a sondare i suoi pensieri, ma fai come vuoi purché passi inosservata-
    -Sarò meravigliosa!- Non c’era scampo con Supervixen.

    Rimasi sola con Adam nel salone dopo che tutti si furono ritirati.
    -Sono una stupida- dichiarai –Sto sbagliando tutto-
    -Parli della reporter? Oppure delle provocazioni di Ira?-
    -Della reporter. Ira non mi fa male, non me ne ha mai fatto; sono tre anni che combattiamo fianco a fianco e tutto sommato amo la sua irriverenza, ma non le darò mai la soddisfazione di farglielo sapere. Lei è vitale per me, mi ricorda che non esiste solo la missione, probabilmente senza averla sempre tra i piedi diventerei un automa-
    Mi resi conto che quel discorso poteva risultare offensivo nei confronti dell’uomo che frequentava il mio letto solo dopo averlo pronunciato, ma non sapevo come rimediare. Inoltre lui era l’amante ideale ma non rappresentava in nessun modo un amico per me. Così tornai al mio problema –Non sono abituata ad agire d’impulso, non avrei dovuto fare nulla di ciò che ho fatto stanotte-
    -Forse non avresti dovuto farlo, è vero, ma questa tua mania di controllo ti sta rendendo la vita impossibile. Devi rilassarti, andrà tutto a posto, fidati di me. Non sarò determinante per il tuo spirito quanto lo è Vixen ma ti amo Katherine- e mi scoccò un bacio sulle labbra. In fin dei conti forse la situazione non era poi così drastica.

    Erano le quattro passate quando finalmente toccai il letto. Adam era già disteso su un fianco, pallido e scolpito come una statua di marmo, i capelli biondo cenere gli ricadevano scomposti sulla fronte e velavano i suoi straordinari occhi scarlatti. Mi rannicchiai accanto a lui e chiusi gli occhi lasciando che mi cingesse tra le braccia: era caldo e forte. Premetti il viso nell’incavo del suo collo per sentire l’odore della sua pelle e mi sentii immediatamente meglio. Dimenticai i Red Undead, Allison Masters, il mostro del cimitero di Magnolia e tutto il resto.
    Era da tanto tempo che non mi concedevo una storia con un uomo e probabilmente con nessuno avevo raggiunto un tale livello di intimità in tutti i miei ventotto anni. Con lui riuscivo a lasciarmi andare, a staccarmi almeno parzialmente dalla mia ossessione per il controllo e assaporare l’insolita condizione di sentirmi protetta.
    Trasalii quando accostò le labbra al mio orecchio per sussurrare alcuni versi di una poesia :

    Ti ho sognata
    mi sei apparsa sopra i rami
    passando vicino alla luna
    tra una nuvola e l'altra

    Riconobbi l’inizio e lo stile elegante, “Ti ho sognata” di Nazim Hikmet. Volevo godere del suono di ogni singola parola, il tepore del suo fiato caldo nel mio orecchio mi eccitò a tal punto da non potermi trattenere.

    Andavi, e io ti seguivo
    ti fermavi e io mi fermavo,
    mi fermavo, e tu ti fermavi,
    mi guardavi e io ti guardavo
    ti guardavo e tu mi guardavi
    poi tutto è finito.
    Girai la testa per incontrare le sue labbra e con le mani esplorai il suo inguine. Era già pronto, mi prese, e mi portò all’estasi senza gentilezza. Dolce un attimo prima e subito dopo, ma brutale nell’amplesso , questo era Adam, un essere meravigliosamente pericoloso. Ci addormentammo abbracciati.
    Sognai una donna luminosa come una stella, avvolta in una sorta di nube gassosa e incandescente. I suoi capelli impossibilmente lunghi si spargevano in tutte le direzioni. Stava cercando di parlare con me ma non riuscivo a capire cosa avesse da dirmi. Improvvisamente una mano mi afferrò la caviglia, una mano rossa e orrenda, dotata di quattro dita, un Red Undead. Poi le mani divennero un’infinità, e iniziarono a ghermirmi ovunque emergendo dal profondo buio che si espandeva a macchia d’olio sotto ai miei piedi. Gridai.





    Capitolo 4

    Supervixen

    L’ufficio di Vanessa Piccoli si trovava nel centro della città, in un palazzo appena ristrutturato, dalla facciata di un delizioso verde pistacchio. Avevo passato la mattina a fare acquisti; in un negozio avevo trovato delle parrucche dall’effetto davvero realistico e ne avevo scelta una lunga e ondulata di un colore nero corvino. Per rendere credibile l’insieme avevo indossato lenti a contatto castane e applicato un’abbondante dose di fondotinta abbinandolo ad un trucco leggero che mi conferiva una finta aria acqua e sapone. Completai il tutto con una giacca e una longuette di seta verde acqua, un top rosa carico, tempestato di lustrini, un paio di decolté color ciclamino con tacco vertiginoso e finti occhiali da vista dall’enorme montatura anni 60. Nascondere i miei appariscenti colori naturali non era stato facile ma il risultato mi entusiasmava, ero una splendida e psichedelica impiegata sexy. Ci tenevo ad apparire sempre al meglio! Non rinunciavo ai tacchi a spillo nemmeno quando mi aggiravo per cripte, vicoli e cimiteri alla ricerca di mostri e vampiri.
    Stavo sorseggiando un caffè aspettando che Vanessa finisse di parlare al telefono, la vedevo camminare avanti e indietro attraverso una porta a vetri; nessuno avrebbe mai potuto credere che fosse una strega : bionda (tinta), morbida, rassicurante, un viso spruzzato di lentiggini e le generose forme avvolte da un costoso completo nero, composto da pantaloni larghi sulle gambe e un lungo spolverino sciancrato in vita, sotto al quale indossava una camicia bianca dal collo ampio: aveva un aspetto decisamente ordinario.
    -Ho finito- Disse entrando. –Scusami se ti ho fatta aspettare Ira, ma avevo in linea un cliente importante. Allison sarà qua a momenti-
    -Nessun problema, figurati! Piuttosto come hai fatto a convincerla a venire nel tuo studio con così poco preavviso ?-
    - Ho imbrogliato ovviamente! Le ho detto che ieri sera, dopo aver cenato con lei, io e la mia amica Gina Nelson siamo uscite a bere qualcosa e che, nel parcheggiare la macchina dietro ad un locale ci siamo imbattute in un orrendo mostro con spaventosi artigli e terribili occhi gialli. Non ha saputo resistere alla tentazione di saperne di più: è evidente che ha intenzione di lavorare anche su questa storia per farne un caso giornalistico.-
    - Le hai fornito una falsa esca e lei ha abboccato! Non mi meraviglia affatto che tu sia un avvocato penalista-
    -Lo prenderò come un complimento… Gina – E intanto scoppiamo a ridere entrambe.
    Vanessa era divertente. Al contrario dei miei compagni di squadra viveva un’esistenza reale, sapeva cosa significa bere qualcosa in un locale, ridere, avere una vita sociale; tutti gli altri, a parte Moonthorne e, in parte, Bianca, erano delle vere schiappe in questo tipo di cose.
    Pochi minuti dopo la segretaria annunciò l’arrivo di Allison.

    Cavolo è davvero una cosa strana, quando vedi una persona così tante volte in televisione, e poi ti imbatti nel suo cadavere, ti sembra di conoscerla da sempre.
    -Benvenuta Allison accomodati, come stai? Lascia che ti presenti la mia carissima amica Gina Nelson- La accolse Vanessa mentendo.
    -Molto piacere, sono emozionatissima! Sono una sua grande ammiratrice- Rincarai la dose
    -Il piacere è tutto mio Gina, ti prego dammi del tu- Aveva una bella stretta di mano; doveva essere un tipo tenace.
    Passammo così circa un’ora, tra caffè, confidenze femminili e balle sull’incontro con i Red Undead, la nostra caparbia reporter d’assalto parve bersi tutta la vicenda e ci raccontò la sua versione dei fatti della notte precedente. Ovviamente fu facile reggere il gioco a Vanessa perché grazie alla telepatia sapevo sempre cosa stava per dire in anticipo, così il mio racconto ed il suo collimarono perfettamente. Quando la conversazione si spostò su altri argomenti e non dovetti più concentrarmi sui pensieri della mia compagna di truffa mi dedicai a sondare la mente di Allison.
    Fu un gioco da ragazzi estrapolare le informazioni dal suo cervello: non aveva nessuno schermo psichico, come la maggior parte dei normali esseri umani.
    Tra le immagini dei suoi ricordi vidi chiaramente una piccola Cappella, un tempo cattolica, ora sconsacrata, presso il vecchio cimitero di Magnolia, una minuscola cittadina a 30 km a nord di New Atlantis. Bingo! Ecco la tana del mostro. Per quanto riguarda la sua descrizione invece la faccenda era un po’ più complicata. I pensieri erano confusi, l’avvistamento era stato rapido, la creatura era sfuggita immediatamente lasciando ampio spazio alla fantasia. Il risultato era spaventoso: un enorme essere peloso di colore grigiastro, con seni di donna e ali da pipistrello, ovviamente non mancavano canini da vampiro e occhi iniettati di sangue; a mio parere l’aspetto andava decisamente ridimensionato, ma esisteva la possibilità che fosse tutto vero. Ora comunque capivo lo scetticismo del direttore della NAN e la sua reticenza nel fornire una troupe ad Allison per immortalare il mostro: se questa era la descrizione che gli aveva fornito risultava senz’altro poco attendibile. D’altronde qualcun’altro doveva averle creduto ciecamente visto che le era stato promesso uno speciale su questa storia. Ad ogni modo avremmo appurato di persona la verità.
    Avevo finito il mio lavoro ma non seppi resistere alla tentazione di continuare a sbirciare nei pensieri della giornalista e fu un bene perché scoprii qualcosa di utile, ossia che era seriamente intenzionata a saperne di più sulle tre misteriose donne che l’avevano soccorsa la notte precedente (questa non ci voleva); per il resto captai solo cose di scarsa importanza ma divertenti, stava mettendo da parte la somma necessaria per rifarsi il naso(errore madornale, il suo viso non era fatto per un naso piccolo), aveva una relazione di sesso clandestina con un suo superiore(ora si spiegava la storia dello speciale), a diciassette anni aveva dato un bacio saffico alla sua migliore amica (questa si che era trasgressione… nel secolo scorso!), il suo punto erogeno era la clavicola (Bah!)…
    Leggere la mente delle persone senza permesso non solo è dannatamente immorale ma anche incredibilmente spassoso.
    Il nostro colloquio proseguì gradevolmente per un’altra mezz’ora. Poi Allison si congedò e io raccontai le mie scoperte a Vanessa.

    Tornando verso casa feci qualche altro acquisto, scarpe, underwear, cosmetici, approfittai di quel pomeriggio in centro visto che spesso lavoravo tutta la notte e di conseguenza dormivo gran parte del giorno, inoltre adoravo ancheggiare per le vie dello shopping suscitando sguardi maschili carichi di ammirazione.
    Mi fermai anche in un Supermarket, stavo morendo di fame e non vedevo l’ora di divorare una gigantesca bistecca al sangue con tutti i contorni possibili.
    Molte donne, soprattutto le modelle, dichiaravano di mangiare moltissimo e non fare nulla per mantenere la loro magrezza e ovviamente erano tutte balle, nel mio caso però era vero. Amavo mangiare e non mi facevo mancare nulla, dolci compresi, nonostante questo non aumentavo di un grammo, senza dubbio il teletrasporto bruciava un sacco di calorie.
    Mi diressi, carica di sacchetti, verso una strada laterale, meno frequentata, sperando di trovare un vicolo in cui poter agire senza essere vista da nessuno, appena fui sola mi teletrasportai alla base.

    Il nostro quartier generale era una stupenda villa vittoriana risalente al 1850, quando New Atlantis e tutto il continente di Esperia erano ancora colonia inglese; era stata acquistata dai genitori di Hyaena, i coniugi Daimler circa 13 anni prima . All’epoca Katherine aveva quattordici o quindici anni, se non sbaglio, ed era una normale adolescente impopolare ( ci scommetterei il perizoma ), ignara del suo immenso potere. Ad ogni modo i signori Daimler, che si erano appena trasferiti da Londra, godettero davvero poco della loro bella casa: pochi mesi dopo il loro arrivo, infatti, morirono in un incidente d’auto; anche Katherine era a bordo della vettura e rimase in coma nove mesi. Quando al suo risveglio apprese della morte dei genitori, lo shock e la disperazione attivarono il suo potere per la prima volta e in maniera inconsapevole. Purtroppo non era potente come oggi e non aveva nessun controllo sul suo dono, inoltre era passato davvero troppo tempo dal decesso perché la resurrezione potesse essere completa, insomma il prodotto di quella magia spontanea furono due cadaveri ambulanti. All’inizio, quando si presentarono all’ospedale, Katherine si convinse che fossero vivi e che fossero stati dichiarati morti per sbaglio. Ma poi iniziarono a decomporsi ed alla fine dovette scoprire da sola il modo per ucciderli di nuovo. Probabilmente è anche per questo che Hyaena non resuscita volentieri i cadaveri.

    Il cielo stava iniziando ad imbrunire e io avevo una fame tremenda, entrai in casa, sistemai i miei pacchetti e cercai Hyaena per fare rapporto, proponendole di recarci al cimitero di Magnolia la sera stessa, dopo cena.
    Mi liberai del mio travestimento, mi struccai e, dopo una lunga doccia calda, guardai fuori dalla finestra, erano le 17e15 ed era già buio pesto.
    Scesi nella cucina comune per preparare un pasto con i fiocchi. Non mi dispiaceva cucinare e così a volte lo facevo per tutti tranne per Hyaena che, da disadattata qual’era, seguiva una dieta vegetariana: mangiava solo cibi macrobiotici e roba che sembrava becchime per galline. Le prime tre o quattromila volte che avevamo consumato un pasto insieme avevamo discusso animatamente sull’argomento ma poi lei si era stancata: a volte avevo l’impressione che tendesse ad assecondarmi solo per non sentirmi lamentare….


    Moonthorne apparve sulla soglia della cucina –Sento odore di carne!-
    -Se apparecchi avrai la tua bistecca- Gli dissi allegra
    -Fantastico! Senti Ira…- esordì mentre estraeva i piatti da un pensile
    -Di cosa hai bisogno cucciolotto? Non mi chiami mai per nome quindi ti serve qualcosa –
    -Volevo chiederti un favore-
    -Spara!- Esclamai mentre condivo le patate
    - Vorrei migliorare la mia telecinesi, pensi di potermi aiutare?-
    -Migliorare la tua telecinesi? Ian ti ho visto con i miei occhi sollevare un Tir con il pensiero e abbatterlo su un gruppo di vampiri, sei davvero molto potente-
    - Si ma non ho finezza, so far levitare gli oggetti, muoverli, lanciarli, ma mi limito a questo! Tu puoi usare la telecinesi con precisione chirurgica. Cazzo puoi fermare un cuore. Scommetto che potresti addirittura provocare un ictus se lo volessi!-
    -Vuoi imparare ad affinare il tuo potere per provocare degli ictus?- Ero sconcertata.
    -Ma no ! ovviamente no, vorrei solo essere più abile-
    -Ok ascolta, credo di sapere qual è il tuo problema. Tu usi la stragrande maggioranza del tuo potere per tenere a freno la tua forma mannara. Giusto?-
    -Si, quando sono stato infettato qualcosa è andato storto, sono incapace di trasformarmi completamente in lupo come sai, e mi occorre tutto il potere che ho per restare umano. La mia forma naturale è quella di uomo lupo. Non so perché sia successo ma non muto con la luna, come tutti gli altri licantropi- spiegò guardando verso il basso, evidentemente imbarazzato.
    -Molto probabilmente la tua singolare trasformazione è dovuta al fatto che possedevi un potere extrasensoriale, la telecinesi appunto. Ma come hai imparato ad usarla per ricacciare il lupo dentro di te?-
    -Non lo so, è stato istintivo-
    -Questo è un ottimo segno, il problema è che tu disponi del massimo potere utilizzabile quando sei in forma di licantropo, cioè quando non lo impieghi per restare umano.-
    -Si esatto- Non cessava di apparire a disagio, nonostante tutta la spavalderia, a diciannove anni era ancora un cucciolo. – Perché sarebbe un problema?-
    -Credo che durante le trasformazioni il tuo cervello si faccia più animalesco, non sono sicura che in questa condizione ci siano margini di miglioramento per quanto riguarda la precisione nell’uso della telecinesi. Ma ci lavoreremo e ti prometto che se ci sono li sfrutteremo-
    -Grazie Ira! Sei davvero speciale- Si chinò a darmi un bacio sulla guancia intenerendomi e facendomi arrossire.
    -E adesso fila a chiamare gli altri per la cena moccioso!- Cercai di dissimulare.


    Durante il pasto mi divertii moltissimo a cercare di offrire a Hyaena un boccone di succulenta bistecca al sangue.
    -Sei Disgustosa Ira!-
    -Anche io ti voglio bene capo!-


    Capitolo 5

    Hyaena

    Erano da poco passate le venti quando Bianca rientrò dalla Biblioteca Esoterica Nazionale dove aveva trascorso la giornata a fare ricerche.
    -Temo di non aver scoperto molto- annunciò entrando in soggiorno, dove la stavo aspettando con Vixen.
    -Non ho trovato creature somiglianti ai Red Undead in nessun Grimorio e neppure su nessun’altro testo magico - Era mortificata. Bianca pretendeva molto da se stessa; puntava sempre al massimo, un atteggiamento tipicamente americano.
    -Anche la ricerca su Saturnia non ha dato i frutti sperati. Ho trovato una serie di documenti riferiti ad una strega che portava questo nome ma si tratta di un diario del 1873- disse scoraggiata –Sembra alquanto improbabile che sia la stessa persona-
    -Dovrebbe avere circa centoquaranta anni se fosse viva- Convenni
    -Non sarebbe poi così assurdo- intervenne Vixen -Potrebbe essere immortale –
    -O essersi guadagnata la longevità in qualche modo- Aggiunsi
    -Beh a quanto pare Saturnia visse a New Atlantis nella seconda metà del XIX secolo. Era una strega dalle capacità eclettiche : negromanzia, incantesimi, evocazione di demoni. Scomparve quand’era all’apice del suo potere, intorno ai trent’anni, e non se ne seppe più nulla.-
    -Non possiamo escludere completamente la pista- Affermai –Anche se non so proprio come potremmo fare per seguirla, comunque ottimo lavoro Bianca-
    -Ho fotocopiato tutte le pagine utili in modo da averle a disposizione- mi disse consegnandomi un plico.
    -Alt! Fermi tutti! C’è qualcosa che non quadra- Ovviamente, Vixen aveva qualcosa da dire.
    -Scusa Zuccherino fammi capire, alla Biblioteca Esoterica Nazionale hanno così poca cura dei testi da lasciare che un manoscritto originale venga consultato da chiunque e addirittura che ne vengano fatte delle fotocopie?-
    -Ovviamente no- Rispose Bianca sfoggiando un sorriso compiaciuto. –Diciamo che mi sono presentata all’impiegato e che, stringendogli la mano, gli ho dato l’impressione di essere molto, molto affidabile-
    -Hai spinto il tuo potere empatico fino a farlo diventare controllo mentale?- Vixen appariva deliziata.
    -Suppongo possa dirsi anche così-
    -Dio mio sei infida! Hai fatto davvero una cosa riprovevole e assolutamente geniale! La ragazza timida comincia a tirare fuori gli artigli!-
    -Non sono mai stata timida, solo bene educata- Per quanto fossero diverse a volte riuscivano decisamente a trovare dei punti d’incontro.
    -Siamo pronti?- Chiese una voce dal corridoio. Moonthorne ci attendeva per accompagnarci al vecchio cimitero di Magnolia: l’obiettivo era trovare la misteriosa creatura che tanto interessava ad Allison Masters.

    Faceva ancora più freddo della notte precedente ma non tirava un alito di vento, la piccola cittadina di Magnolia era immersa in un’oscura e densa quiete.
    Il vecchio cimitero si trovava subito a nord rispetto al centro abitato, ed era anch’esso sconsacrato, proprio come la cappella ubicata al suo interno.
    Si trattava di un edificio minuscolo, in pietra chiara, parzialmente avvolto da rampicanti e sterpaglie, un piccolo rosone istoriato sovrastava l’ingresso che era protetto da una pesante porta di legno borchiato.
    Moonthorne fiutò l’aria con il suo olfatto da lupo -Sento un odore strano, è dentro-
    -Confermo. Avverto un tracciato psichico presente nella cappella, la creatura è qui- Convenne Vixen
    Cercai di aprire la porta constatando che era sprangata. – Deve esserci un altro ingresso, probabilmente una finestra rotta o un buco nel tetto, qua è tutto inchiodato-

    Valutai velocemente la situazione poi istruii gli altri- Moonthorne e Bianca andate sul retro e cercate l’apertura, appena l’avrete trovata mandateci un segnale telepatico, dopodiché bloccatela e restate di guardia così che nessuno esca. Vixen, dopo aver ricevuto il segnale scardinerai la porta telecineticamente. Io entrerò-
    Ricevetti tre rapidi cenni d’assenso prima che ognuno si collocasse al proprio posto,
    in pochi secondi fummo pronti ad agire.
    - Sto ricevendo un messaggio telepatico da Bianca: hanno trovato l’altro ingresso, è una piccola vetrata rotta- Avverti Vixen.
    Non indugiai oltre -Sai cosa fare-
    Vedere Ira usare la telecinesi lasciava sempre a bocca aperta, anche dopo la millesima volta; un secondo prima fissava il suo bersaglio con espressione concentrata, la sua pelle si accendeva di bagliori traslucidi e immediatamente il potere scaturiva dal suo corpo diretto all’obiettivo. Le assi di legno che bloccavano la porta si schiantarono simultaneamente e i chiavistelli si aprirono di scatto. –Fatto! Appena sarai dentro sigillerò il passaggio con un campo di forza-

    Varcando la soglia venni assalita da un odore acre e pesante di polvere, urina, decomposizione e muffa. Il buio era totale, solo la mia visione notturna mi permise di notare che lo spazio era per gran parte stipato di detriti; masse di coperte, fogliame e giornali coprivano l’intero pavimento e alcuni cumuli si innalzavano, ammassati uno sull’altro, a creare una sorta di montagna. Per quanto marcio e putrido, tutto quel materiale era stato accumulato per creare un ambiente caldo e morbido, una sorta di nido. La presenza di decine e decine di resti di topi e piccoli uccelli spiegava l’odore nauseabondo e diceva qualcosa sulla dieta di chi occupava quel posto.
    Ad un tratto la vidi.
    Una creatura minuta, non più alta di un metro e sessanta centimetri, mi fissava terrorizzata dall’oscurità della navata; stava cercando di non farsi notare restando immobile, accovacciata tra gli stracci, tradita solo dal tremore del battito cardiaco esasperato dalla paura. Il corpo nudo, dai seni appena accennati, mi permise di stabilire che si trattava di una ragazza, non le avrei dato più di sedici anni;
    aveva occhi enormi che occupavano gran parte del suo viso, altrettanto notevoli padiglioni auricolari da pipistrello spuntavano da dietro i capelli.
    Se questo era il terribile mostro allora io ero il diavolo in persona, Vixen mi aveva avvisata che i ricordi della Masters potevano essere imprecisi ma non mi aspettavo certo che lo fossero fino a questo punto.
    -Non voglio farti male- dissi mentre estraevo una piccola torcia dalla tasca della mia giacca.
    La luce mi permise di osservare meglio la sua pelle grigiastra, tanto chiara e sottile da lasciar intravedere il sistema venoso, assumendo così una tinta azzurrognola. I capelli arruffati erano biondo pallido; nel complesso appariva pericolosamente magra.
    -Riesci a capire quello che dico?- chiesi senza ottenere risposta. Solo quando mi avvicinai ulteriormente la creatura reagì spiccando il volo. Dalle braccia esili si sviluppava una sottile membrana che trovava inserzione lungo la linea mediale del corpo dal costato ai polpacci; sottilissimi spuntoni ossei generavano dai polsi e dai gomiti sostenendo l’intera struttura; nell’insieme quelle ali ricordavano l’intelaiatura di un ombrello di carta di riso.
    Con velocità innaturale la ragazza pipistrello si proiettò attraverso l’apertura nella vetrata emettendo un acuto stridio; mi precipitai fuori e aggirai l’edificio, seguita da Vixen, in tempo per vedere Moonthorne trasformarsi mentre compiva un prodigioso balzo verso l’alto e afferrava al volo le sue caviglie ossute. Le enormi braccia dell’uomo lupo, trascinarono verso terra il corpo della gracile creatura e lo cinsero saldamente. In forma di Licantropo Ian era alto più di due metri, acquistava circa venticinque centimetri di altezza e una massa di muscoli ricoperta da una folta pelliccia bianca come la neve, l’unico dettaglio riconducibile al suo aspetto umano era la cicatrice sul lato sinistro del volto.
    Stretta in quel potente e immenso abbraccio, la creatura sembrava ancora più minuta, ma lottava tenacemente per liberarsi mentre Bianca si avvicinava con l’intento di calmarla sfruttando il suo potere empatico; in quel momento Vixen ci colse tutti di sorpresa.
    - Ian Lasciala!- Gridò da dietro le mie spalle.
    Non compresi il motivo di quell’intimazione, non ce ne fu il tempo. Le minuscole mani della ragazza si accesero di una luce abbagliante e generarono una potente scarica elettrica che si abbattè su Moonthorne , il quale lasciò la presa e crollò percosso da violenti spasmi.
    La creatura prese il volo e scomparve rapidamente nella notte.

    Mi precipitai su Ian esaminando il suo corpo devastato dalla potenza della scossa. Il petto, il muso e le braccia erano completamente ustionate, la pelliccia bruciata si staccava in grandi falde assieme alla pelle; il battito cardiaco era pericolosamente debole.
    -Cristo era un fulmine! Ha generato un fulmine!- ripeteva Ira senza accennare a fermarsi mentre Bianca la teneva distante per lasciarmi spazio d’azione. -Un fulmine! Ho cercato di avvisarlo, l’avevo letto nella sua mente- La sua voce era strozzata, gli occhi vitrei; tremava come una foglia. Negli ultimi tre anni eravamo vissute praticamente in simbiosi, combattendo fianco a fianco quasi ogni notte; l’avevo vista sorridere, adirarsi, divenire preda di una furia cieca e uccidere, ma non era mai stata così sconvolta. Voleva molto bene ad Ian, lo stava prendendo sotto la sua ala protettiva, e probabilmente, almeno in parte, ne era attratta.
    Ero seriamente preoccupata per lei ma dovetti lasciare che fosse il potere di Bianca a confortarla, io posso guarire il corpo delle persone ma non i loro sentimenti, inoltre avevo un mannaro da salvare.
    Imposi le mani dapprima sul suo petto per rendere vigore al cuore che si stava spegnendo, sotto i miei palmi sentii strati di pelle nuova nascere ed espellere i tessuti ustionati come fossero corpi estranei; il pelo ricrebbe candido e luminoso come seta.
    I licantropi sono duri da uccidere, possiedono un fattore di guarigione che gli permette di riprendersi da lesioni orribili; forse Moonthorne sarebbe sopravvissuto anche senza il mio intervento ma la guarigione sarebbe stata un doloroso calvario che ero lieta di avergli risparmiato.
    Riprendendo conoscenza Ian riassorbì il lupo dentro di se grazie al suo potere telecinetico –Me la sono vista brutta, grazie Hyaena- Mi sorrise. La sua espressione non si accordava per nulla con le parole che aveva pronunciato, non sembrava affatto spaventato da quello che gli era appena accaduto. Mi ripromisi di parlare con lui a quattrocchi appena possibile, tutta quella spavalderia poteva costargli molto cara.
    Gli sorrisi a mia volta e mi voltai per verificare le condizioni di Ira, la trovai di nuovo presente nel suo corpo, e infatti era già all’attacco.
    -Ti avevo detto di lasciarla andare stupido moccioso!- Se prima i suoi occhi erano spenti ora ardevano di fiamme verdi e dorate –Potevi morire!-
    Moonthorne si alzò a sedere sul prato -Insegnami a generare un campo di forza, insegnami a tenere fermo qualcuno senza avere bisogno di toccarlo-
    Quella frase mi colse di sorpresa, mi sarei aspettata da Ian una reazione più infantile alla sfuriata di Vixen , invece non cercò di discutere ne di giustificarsi in nessun modo, fu solo propositivo. Evidentemente anche lei ne rimase spiazzata visto che si inginocchiò di fronte a lui sull’erba e lo abbracciò.
    -Non farmi mai più spaventare così- Gli disse prima di affrettarsi ad aggiungere -Idiota-

    Mi girava la testa e la cosa non mi sorprendeva dato che nell’arco di due notti avevo compiuto una resurrezione e una guarigione molto complessa; per qualche motivo, usare il mio potere per rigenerare indeboliva il mio fisico mentre impiegarlo per distruggere non mi costava nulla.
    -Attenzione! arriva qualcuno, spostiamoci di qua- Moonthorne aveva fiutato delle presenze in avvicinamento.
    Decidemmo di sfruttare il riparo naturale offerto da una siepe incolta ed alcuni cipressi per nasconderci ed osservare quello che succedeva. Presto due sagome entrarono nel nostro campo visivo avvicinandosi rapidamente alla cappella.
    -Quella è Allison Masters! Deve essere venuta per procurarsi le prove dell’esistenza della creatura- Esclamò Bianca
    -Alba, quella creatura si chiama Alba ed è umana, so che sembra pazzesco ma è così, ho sondato rapidamente i suoi pensieri subito prima che scagliasse il fulmine contro Ian- Rivelò Vixen – Hey ma il tizio che è con Allison è un vero Fusto!-
    Rimasi molto sorpresa nell’apprendere che la creatura era umana perché mi era parso che non comprendesse il nostro linguaggio oltre ad avere un aspetto decisamente bizzarro. Decisi di rimandare a dopo quella riflessione per concentrarmi sui nuovi arrivati.
    In effetti la giornalista, infagottata in un pesante parka verde militare, era affiancata da un giovane avvenente dalla pelle mulatta e dalle spalle robuste, particolari che non avrei notato se qualcuno di mia conoscenza non li avesse lungamente decantati più e più volte…
    -Ecco Amir, ho visto il mostro volare qui dentro, sono certa che sia il suo covo- Stava dicendo Allison in tono sovreccitato.
    -Tieniti pronta con la macchina fotografica allora, io ti copro- Mentre parlava, il ragazzo sfoderò una pistola da sotto la giacca.
    -Sono pazzi!- Sbottò Bianca -Stanno andando a caccia di guai e sono pure armati. Spero che almeno quel tizio non sia un dilettante: se gli partisse un colpo per sbaglio potrebbe morire qualcuno-
    -Non c’è pericolo Zuccherino, Amir Jackson lavora per la Foster Investigations, è un esperto di armi da fuoco e anche di arti marziali. Non sparerà a casaccio, è un professionista- Vixen si stava decisamente appassionando al soggetto.
    -Lo conosci oppure gli stai leggendo la mente?- Volle sapere Moonthorne.
    -Gli sto leggendo la mente ovvio. Siamo tenuti a conoscere tutto dei nostri possibili avversari, compreso il loro numero di cellulare e i locali dove è possibile incontrarli il venerdì sera-
    -Non sono certo di essere d’accordo-
    -Hai tanto da imparare lupacchiotto-
    -Bene, sappiamo che non troveranno niente perciò lasciamoli pure alle loro indagini e cerchiamo di capire dove si sia andata a cacciare questa Alba. Era davvero molto spaventata, potrebbe ferire qualcun’ altro se si sentisse minacciata- Stavo edulcorando la situazione, ero certa che un normale essere umano non sarebbe mai sopravvissuto ad una tale scarica di energia a distanza zero.

    Vixen ci teleportò lontano dalla vista di Allison e del suo accompagnatore, in modo che potessimo dividerci per setacciare meglio i dintorni. Mi diressi verso il centro abitato insieme a Bianca.
    Dopo circa un’ora le mie condizioni fisiche non stavano certo migliorando, ai capogiri si era aggiunta la nausea, tanto che mantenere l’equilibrio stava diventando un’impresa ardua. Sulle vie residenziali di Magnolia, quasi deserte di notte, sorgevano più che altro graziose villette unifamiliari intonacate di bianco, i giardini ordinati e i filari di betulle e platani completavano l’effetto da città delle bambole.
    Bianca mi osservava con preoccupazione -Vuoi rientrare Hyaena? Hai un aspetto terribile-
    -Sto bene grazie-
    -Non ne sono affatto convinta-
    -Finiamo di perlustrare questo settore e poi ti assicuro che mi riposerò. Ad ogni modo, se Vixen non ha trovato il tracciato psichico di Alba e se Moonthorne non ne ha percepito l’odore, dubito che la troveremo noi due- assicurai. –Aspetta! Senti anche tu queste voci?-
    -Puoi scommetterci-
    In lontananza si udivano i suoni di quella che poteva essere una rissa da bar o una lite famigliare; non sembrava nulla di allarmante ma decisi di controllare comunque.
    Raccolsi tutte le mie forze per correre nella direzione da cui provenivano le grida, svoltai l’angolo e trovai qualcosa di inatteso.
    Alba era rannicchiata per terra mentre cinque ragazzi la stavano massacrando di botte; nessuno di loro pareva avere più di vent’anni ed erano tutti umani, ordinari, apparentemente perbene.
    -Fottuto mostro del cazzo!- Sbraitò il più vicino a lei, prima di sferrarle un calcio che la colpì all’altezza dello sterno.
    Un secondo ragazzo, biondo e muscoloso la prese per i capelli, la sollevò e la rigettò a terra con violenza; a turno uno o due di loro la picchiavano mentre gli altri ridevano in un modo che potrei definire solo osceno. La ragazza non accennava a difendersi, forse era troppo ferita per farlo, in compenso emetteva acuti suoni strazianti. La sua pelle chiara e sottile era già cosparsa di lividi, perdeva sangue dalla bocca e dal naso.

    -Fermi!- Gridai mentre li raggiungevo di corsa. –La state uccidendo!-
    -Cosa importa? E’ solo un mostro. Ci stiamo divertendo un po’- Rispose un ragazzo di colore che indossava un giubbotto del college.
    -Allontanatevi da lei! Non lo ripeterò un’altra volta-
    -Hyaena ricordati che sono solo umani, dobbiamo andarci piano con loro- Mi fece notare Bianca che mi aveva raggiunta nel frattempo.
    -Altrimenti? – Ringhiò il biondo
    -Che cazzo siete, streghe?- Fece eco un ragazzo molto magro, moro e rasato.

    Bianca cercò il mio sguardo, poi sorrise e si avvicinò al gruppetto- Adesso voi cinque tornerete a casa- Pronunciò la frase nel suo tipico modo, mellifluo e sensuale.
    Il Moro le si piazzò davanti – Taci Puttana!- Strillò mentre alzava la mano per colpirla. La mano di lei si levò rapidamente a parare il colpo del ragazzo, lo trattenne per un polso solo un paio di secondi durante i quali lo fissò negli occhi e sussurrò –Tu hai paura- Poi lo lasciò e aggiunse –Torna a casa, corri-
    Sul viso del giovane si dipinse un’espressione di assoluto terrore, sgranò gli occhi e spalancò la bocca prima di voltarsi e fuggire come se avesse il diavolo alle calcagna.
    A quel punto il biondo e il nero si gettarono su di me mentre gli altri due attaccavano Bianca.
    Non ero in condizioni di sostenere un lungo combattimento, ero sfinita e facevo fatica a stare in piedi, perciò decisi di non perdere tempo e colpire duro. Schivai il primo assalto del biondo, gli afferrai saldamente il braccio e glielo spezzai, quasi nello stesso momento gli assestai una violenta ginocchiata nei testicoli facendolo crollare in ginocchio, sconfitto. Speravo che il tizio di colore comprendesse l’antifona e si ritirasse dallo scontro ma invece estrasse un coltello dalla tasca interna del giubbotto.
    Mi si gettò addosso inferocito- Adesso come la mettiamo eh cagna?-
    Non ebbi il tempo di reagire perché una forza invisibile gli strappò l’arma dalle mani.
    -Hey ragazzino! Credi di avere abbastanza pelo sullo stomaco per minacciare la mia amica e restare tutto intero?- Esclamo Vixen che, a quanto pare aveva trovato il modo di fare la sua entrata teatrale.
    -Che diavolo?! Ma chi cazzo sei?- Il teppista non poteva credere ai suoi occhi.
    -Sono quella che ti farà chiudere quel cesso di bocca- Così dicendo gli assestò un pugno in pieno volto e lo scagliò telecineticamente contro il muro di cinta di una casa.
    -Grazie Vixen. Tempismo perfetto, non so se sarei riuscita ad evitare la coltellata-
    -Nessuno tranne me insulta impunemente il mio capo, a meno che non lo stia facendo con il mio benestare - Rispose come se stesse dicendo qualcosa di serio. (Lo pensava davvero?)
    A quel punto gettammo entrambe uno sguardo verso Bianca, i suoi due assalitori si contorcevano per terra in preda ad una crisi isterica. –Follia- Spiegò lei scrollando le spalle -Non volevano arrendersi-. I teppisti erano tutti malconci ma vivi; probabilmente all’inizio avevano agito per paura: vedendo le strane fattezze di Alba si erano spaventati e quindi avevano attaccato per primi pensando di doversi difendere, solo in un secondo momento si erano resi conto di essere più forti, ma, invece di placarsi, si erano lasciati dominare da istinti violenti. La paura del diverso è un aspetto della psiche umana che spesso culmina in situazioni di ferocia insensata e regressione alla barbarie: purtroppo, in certi casi, basta poco ad innescare la miccia.

    Alba era ancora accasciata sull’asfalto,insanguinata e coperta di lividi; la paura sembrava essere svanita dal suo sguardo e quando Bianca le si avvicinò si lasciò accarezzare il viso e i capelli abbandonandosi completamente al suo tocco ristoratore. Era davvero malconcia, probabilmente aveva qualche osso rotto, faticò parecchio per mettersi seduta e raggomitolarsi accanto a lei, posandole la testa sul seno.
    Le raggiunsi cercando di valutare se avevo ancora un po’ di energia da impiegare per effettuare una guarigione. Decisi di non avere abbastanza forze per agire ma di doverlo fare comunque, non potevo escludere la possibilità che, a furia di calci, le avessero leso anche la milza o qualche altro organo interno. Imposi le mani sul suo piccolo corpo delicato, sentii il potere avvampare dentro di me e riversarsi su di lei. E poi svenni.






    Capitolo 6

    Supervixen

    Non ho mai saputo scegliere. Non che io sia indecisa, anzi, so bene cosa desidero, ma sono ingorda: voglio tutto e per di più lo voglio subito.
    Il mio sguardo saettava dal menu ad Amir Jackson con voluttà, mi era sempre piaciuto immaginare il sapore dei piatti leggendo i loro nomi sulla carta, allo stesso modo pregustavo il sapore e il profumo di quella pelle color caramello che sembrava promettere incantevoli delizie.
    -Hai deciso cosa assaggiare?- La sua voce virile toccava toni talmente profondi da farmi vibrare la bocca dello stomaco.
    -Uhm sashimi senza dubbio,doppia porzione, poi uramaki, salmone grigliato e tempura.-
    -Raro trovare una ragazza che si senta libera di mangiare normalmente al primo appuntamento, sei un tipo decisamente non comune. Mi piace.-
    -In realtà penso proprio che farò anche un secondo giro, ma non temere, non sono il genere di ragazza che si fa offrire la cena-
    -Oh decisamente un carattere notevole, ma io invece non sono il genere di uomo che permette ad una donna di pagare la sua parte- Sorrise e il suo sguardo assunse qualcosa di predatorio.
    Era decisamente affascinate oltre che bello; con quegli occhi tanto scuri da sembrare neri, e grandi mani nervose e curate che davano l’impressione di essere forti ma morbide allo stesso tempo .
    L’avevo notato la sera prima mentre era in compagnia di Allison Masters e non avevo potuto fare a meno di leggere nella sua mente per scoprire come poterlo incontrare. Quel pomeriggio mi ero presentata alla Foster Investigations fingendo di essere una cliente, una donna molestata da uno stalker, e di avere bisogno di aiuto per scoprirne l’identità. La titolare Sarah Foster, una bionda sulla trentina, si era offerta di seguire personalmente il mio caso ma io avevo insistito per parlare con un uomo –Mi sentirei più sicura- avevo detto, sapendo perfettamente che l’unico uomo presente in ufficio quel giorno era il detective privato Amir Jackson. Mi era parso che la Foster si fosse risentita ma non ero certo là per compiacere il suo ego femminista; il mio obiettivo era seduto davanti a me proprio in quel momento, quindi avevo fatto centro. Non mi ci era voluto molto a trasformarmi ai suoi occhi da tipica cliente a perfetta preda, so bene di essere stupenda e anche divertente, qualità rara nelle belle donne; per quanto riguarda la fragilità, caratteristica che rende una ragazza più appetibile per un uomo, avevo dovuto fingere come facevo sempre (ma non più di tanto, a lui piacevano le sfide).
    -Il tuo capo non sembrava entusiasta quando ha visto che ti aspettavo fuori dall’ufficio, c’è forse del tenero tra di voi?-
    -Oh no, Sarah è un’amica .Un’amica e il mio capo, tutto qui. Solo che non è molto professionale uscire con una possibile cliente- Balle! Lei era innamorata di lui, e lui lo sapeva perfettamente. La telepatia prima o poi torna sempre utile.
    -Beh da parte mia preferisco rivolgermi ad un’altra agenzia per scoprire chi mi perseguita e dedicarmi ad approfondire questa conoscenza- Probabilmente avevo pronunciato l’ultima parte della frase in maniera un po’ troppo sensuale, ero particolarmente ispirata.
    -Non dovrei dirlo ma condivido in pieno-
    -Siamo d’accordo allora, uhm.. ti va del vino bianco?-
    -Per me solo tè matcha con il sushi-
    -Ti facevo più vizioso-
    -Credimi, se dici così è perché non hai mai abbinato il tè verde al pesce crudo, ne esalta la succulenza in modo sfacciatamente erotico-
    -Mi hai convinto, seguirò il tuo consiglio- Farli sentire importanti per ottenere le massime prestazioni era un mio dictat in fatto di uomini; un giorno o l’altro avrei appeso la lancia al chiodo e avrei intrapreso la carriera di scrittrice (O di sessuologa).
    -Non resterai delusa- Mi assicurò con uno sguardo che prometteva molto di più di una tazza di tè. Stava andando tutto alla grande! Almeno fino a quando il mio cellulare non vibrò dalla tasca dei miei jeans ultra attillati. Guardai il display, era Hyaena, merda!
    -Chiedo scusa Amir, è una questione importante che riguarda il lavoro, mi assento solo un attimo-
    Bofonchiai mentre mi fiondavo nel bagno per rispondere alla chiamata.
    -Ti ricordo che è la mia serata libera Hyaena-
    -Chiudi il becco e ascoltami Vixen, la situazione è critica-
    -Tutta orecchi-
    -Moonthorne ha scoperto dove si nasconde un branco di Red Undead formato da decine di esemplari. Si tratta di una vecchia fabbrica di biscotti in disuso. Bisogna eliminarli prima che facciano una strage -
    -Cazzo!-
    -Bianca e Vanessa sono alla villa ad occuparsi di Alba, sai che non possiamo permetterci di lasciarla sola, perciò siamo solo io e i ragazzi a fronteggiare quest’orda di mostri. Odio chiedertelo ma devi alzare il culo e venire ad aiutarci-
    -Tu sarai fortemente in debito con me. Un minuto e arrivo. Coordinate?-
    - Sono all’ingresso della Cittadella, davanti all’antica Porta Orientale-
    -Ricevuto- Appesi senza salutare,tanto non sarei riuscita a trovare una formula che suonasse più gentile di “Fottiti stronza schiavista”.
    Feci rapidamente il punto della situazione: stavo per rinunciare ad una squisita cena giapponese in compagnia di un fusto incredibile (e probabilmente anche ad un lungo ed intenso dopocena) e mi apprestavo a combattere con indosso un paio di jeans ricamati, un top di seta verde smeraldo e le mie scarpette di vernice rossa preferite; una strategia talmente fallimentare da fare invidia ai piani di Wile Coyote. Istintivamente controllai nello specchio che il fondotinta fosse ancora applicato alla perfezione, ne dovevo usare molto per nascondere la diafana lucentezza madreperlacea della mia pelle.-Forza e coraggio- Mi spronai, e uscii dal bagno.
    Mi diressi spedita verso Amir e cercai di essere il più convincente possibile- Senti, mi dispiace, anzi sono mortificata ma devo proprio scappare-
    -Ma non abbiamo neppure ordinato la cena-
    -Lo so ma è un’emergenza- Non riusciva a venirmi in mente una scusa plausibile
    -Che tipo di emergenza? Posso aiutarti in qualche modo?-
    -Oh no, non… vedi.. la mia prozia Peggy sta molto male-
    Il suo sguardo si fece sospettoso (e, se possibile, ancora più affascinante) -Ma non era una telefonata di lavoro?- Merda mi stavo cacciando nei guai!
    -C-Certo infatti mia la cara zia Peggy è il presidente della società per cui lavoro- Dio mio in genere sono bravissima a mentire, ma in quel momento mi batteva il cuore all’impazzata e con ogni probabilità ero rossa come un peperone.
    -Senti, ho capito l’antifona, non ti va restare con me. Potevi anche essere meno “creativa” nel farmelo capire- Pronunciò la parola creativa come se fosse avvolta da una nuvola di virgolette.
    -No Amir, credimi, darei qualsiasi cosa per passare la serata con te-
    -E allora resta- Ma perché doveva rendermi le cose così difficili???
    -Non posso- Dissi mentre recuperavo la mia giacca di velluto amaranto dallo schienale della sedia.
    -Molto bene, saluta la prozia Peggy anche da parte mia. Vorrei poter dire che è stato un piacere conoscerti Erikah , ma davvero non posso- Erikah Kramer era il nome con cui mi ero presentata alla Foster Investigations.
    -Mi farò perdonare Amir, te lo prometto-
    -Non credo sia il caso, non disturbarti- Era serio mentre lo diceva, un vero osso duro, le sue labbra carnose erano ancora più sensuali in quella leggera espressione imbronciata. Decisamente il mio tipo. Ma capivo che non era il caso di umiliarsi, avevo colpito nell’orgoglio il bell’Adone e questa doveva essere una cosa nuova per lui. In quel momento era offeso ma sapevo perfettamente che in un certo senso la mia uscita di scena lo avrebbe attratto, perciò non aggiunsi niente, mi girai sui tacchi, e uscii dal ristorante. Tutti gli esseri umani hanno una certa dose di masochismo, siamo perversamente attratti da chi ci respinge, lui mi aveva rifiutata, io me ne andavo senza implorarlo di perdonarmi : uno pari e molta, molta benzina sul fuoco. Forse dopotutto non avrei dovuto strangolare Hyaena.

    La Cittadella era il nucleo originale di New Atlantis, ovvero la Nova Atlantide fondata dai Romani nel Secondo Secolo Avanti Cristo sulle rovine dell’antichissima Atlantide, ed evolutasi poi nel corso del Medio Evo ad opera di invasori Angli, Sassoni e Normanni. Per motivi a me ignoti la città moderna si era poi espansa in tutt’altra direzione, così che l’antico centro si trovava ora in una zona piuttosto periferica. Il contrasto tra le sue arcaiche mura di cinta e i modesti quartieri novecenteschi che le circondavano era violento ed avvincente, una delle tante incongruenze che rendevano New Atlantis la più affascinante e misteriosa metropoli del mondo.
    Durante il rinascimento Nova Atlantide era seconda solo a Firenze in quanto a splendore delle arti e della cultura, deteneva già invece il primato nelle discipline magiche, nell’astronomia e nell’alchimia; questo dipendeva soprattutto dalla sua posizione strategica; infatti sorgeva in un luogo particolare, pregno di energie esoteriche.
    All’interno dei confini della Cittadella, che aveva conosciuto un nuovo momento di splendore durante la Seconda Rivoluzione Industriale, si trovavano la maggior parte delle abitazioni e delle attività connesse al sovrannaturale, club, negozi di articoli magici, la Biblioteca Esoterica Nazionale,la sede della maggiore congrega di vampiri della zona e molte altre.

    Hyaena mi stava aspettando presso l’ingresso orientale, giacca e pantaloni di pelle, anfibi e dolcevita neri, capelli come sempre cotonati, trucco pesante e rossetto rosso, sembrava uscita da un video dei Virgin Prunes; accanto a lei, Neophron, era visibilmente impaziente di combattere, non avevo bisogno di leggere i suoi pensieri per percepire la sete di sangue, Moonthorne e SchwarzesLoch erano ancora in forma umana.
    -Attendo istruzioni- Dissi semplicemente; non mi sembrava il caso di spendersi in saluti affettuosi visto che stavamo per combattere.
    -Come ti ho spiegato pochi minuti fa per telefono, abbiamo individuato il luogo da cui provengono i Red Undead. Dobbiamo eliminarli tutti nel minor tempo possibile-
    -Quindi il piano è : facciamo irruzione nell’edificio e gli rompiamo il culo?-
    -In estrema sintesi si-
    -Mi piace!-
    Al segnale di Hyaena ci lanciammo all’interno delle mura, lasciando che il fiuto di Ian ci indicasse la via da seguire. Ben presto ci trovammo in una piccola corte, davanti alla vecchia fabbrica in questione, un palazzo dell’inizio del Novecento, in stile art nouveau, che conservava sulla facciata i decori in stucco e le insegne dipinte a colori pastello, scrostate ma ancora godibili.
    -Siate rapidi. Non voglio che la battaglia attiri qualche ficcanaso o, peggio ancora, la polizia-
    -Ricevuto- Dissi annuendo, in quei pochi istanti Neophron estrasse i suoi artigli , neri e lucidi come pugnali di ossidiana, Moonthorne si spogliò e ritrasse il potere telecinetico che teneva a freno la sua bestia trasformandosi in lupo mannaro mentre SchwartzesLoch si alzò in volo avvampando di gelide fiamme oscure. Eravamo pronti.
    L’edificio, immerso nella penombra, aveva tre piani e sicuramente anche uno o più livelli interrati, l’ingresso principale era aperto perciò varcammo la soglia senza alcuno sforzo. Non appena entrati in un enorme locale che un tempo doveva essere stato utilizzato per il confezionamento dei biscotti, venimmo assaliti da una quantità spaventosa di Red Undead, era impossibile stabilirne il numero esatto ma di sicuro erano più di cinquanta. Non era il caso di perdere tempo.
    -State fermi!- Intimai ai miei compagni mentre erigevo intorno a tutti noi un campo di forza -Solo un attimo di pazienza, sfoltiamo l’allegra compagnia-. Così dicendo feci esplodere telecineticamente tutte le finestre del pian terreno, ottenendo una violenta pioggia di vetro. Le scaglie acuminate si abbatterono da più angolazioni sui mostri riducendone a brandelli alcuni e ferendone molti altri. A quel punto abbassai lo schermo che ci proteggeva- Prego amici, fatevi pure avanti, sono tutti vostri-
    -Ottimo lavoro Vixen, carente sul fronte dello stile forse.. ma molto efficace- Si complimentò Hyaena mentre attivava il suo potere mortale sugli undead che le si stavano avvicinando, nessuno di loro la raggiungeva prima di essere stato ridotto ad un ammasso di resti senza vita.
    -Senti chi mi viene a parlare di stile! Vogliamo forse analizzare l’anacronismo della tua acconciatura?-
    -Anacronismo? Acconciatura? Hai ingoiato un vocabolario per cena?-
    -Ti ricordo che non ho mangiato proprio niente visto che mi hai interrotta-
    Litigare tra noi era sempre divertente, ma farlo mentre si compiva un massacro era davvero spassoso.
    Non riuscivo a vedere gli altri, c’erano troppi corpi, vivi e morti, tra di noi e la luce scarseggiava, ma sentivo il ringhio feroce di Moonthorne e il rumore di ossa che si spezzavano sotto la morsa delle sue mandibole, quindi era vicino; quanto a me stavo occludendo le vie respiratorie di tutti gli avversari che mi capitavano a tiro.
    Un tenue bagliore violaceo illuminò il fondo della stanza, nello stesso istante venni percossa da un brivido, la temperatura della stanza si era abbassata di colpo, SchwarzesLoch stava usando le sue gelide fiamme per assiderare le creature, il suo potere avanzò di alcuni metri falciando tutti quelli che si trovavano sulla sua traiettoria. Alla fine intravidi Neophron completamente ricoperto di sangue, sarei stata pronta a scommettere che nemmeno una minima parte di esso gli apparteneva.
    Sembrava che le sorti della battaglia fossero ormai decise quando un nugolo di mostri incominciò a risalire dal seminterrato; decisi di farla finita rapidamente, mi preparai a far crollare una parte del pavimento in maniera da imprigionarli sotto le macerie, non sarebbe stato silenzioso come aveva richiesto Hyaena ma avrei sempre potuto teletrasportare via la squadra in un baleno se fossero sopraggiunti occhi indiscreti.
    Stavo per avvisare telepaticamente gli altri di ciò che avevo intenzione di fare, quando ricevetti un violento colpo sulla nuca. Caddi con la faccia a terra. Cercai di rigirarmi ma qualcuno mi aveva bloccato la schiena con un ginocchio; una mano gelida mi afferrò i capelli tirandomeli fino a farmi sollevare la testa, avvertii il movimento di qualcosa che si avvicinava al mio collo. Chiunque o qualunque cosa fosse, il mio assalitore, ignorava con chi aveva a che fare: lo scagliai in aria usando la telecinesi con tanta violenza da fargli trapassare il soffitto.
    Mi sollevai di scatto in tempo per vedere alcune figure fuggire da una delle finestre che avevo rotto, dai loro tracciati psichici percepii chiaramente che si trattava di vampiri, non riuscivo a violare i cervelli di molti esseri sovrannaturali ma sapevo senza dubbio riconoscerli; mi lanciai al loro inseguimento più velocemente possibile.
    Saltai fuori dalla finestra e atterrai nella corte che separava l’edificio dalla strada, operazione che mi rubò qualche secondo dato che indossavo tacchi di dieci centimetri; avrei risolto più velocemente utilizzando il teletrasporto ma ignoravo la direzione presa dai fuggiaschi.
    Quando fui all’esterno il cortile era deserto, non c’era l’ombra di vampiri ne di undead, decisi quindi di tornare dagli altri ma evidentemente quella non era la mia notte fortunata.
    Con rapidità impossibile una figura incappucciata si materializzò di fronte a me,mi afferrò la gola sollevandomi da terra con una sola, enorme, mano. Le dita ruvide e nodose premevano impedendomi di respirare, mi stava ammazzando;cercai di teletrasportarmi altrove ma non ci riuscii, tentai allora di troncargli il braccio telecineticamente ma anche quel tentativo fu vano, quella creatura sembrava in grado di resistere ai miei poteri; non mi rimaneva che inviare un sos telepatico a Hyaena nella speranza che arrivasse in tempo per salvarmi.
    -È tutto inutile, la magia non funziona con me. Arrenditi. Muori!- La sua voce appariva come un disgustoso ghigno contraffatto, come quelle che si sentono a volte nei film horror o forse ero io a percepirla così perché stavo perdendo i sensi e scivolando nella morte?
    Un freddo intenso mi restituì per un secondo la lucidità, SchwarzesLoch, simile ad un uccello che ardesse di fuoco tenebroso, si stagliava nel cielo notturno alle spalle del mio assalitore.
    Una raffica di fiamme gelide colpì il mostro alle spalle con tanta potenza da indurlo a lasciarmi andare; venni lanciata violentemente a terra, strisciando per un paio di metri sull’asfalto; il primo respiro fu sublime, doloroso al punto da farmi capire di essere salva.
    Ignorando il malessere mi girai sulla schiena e mi sollevai sui gomiti per vedere quello che accadeva.
    Il demone ,credo proprio che fosse la definizione più appropriata,veniva investito da incessanti ondate di potere e sembrava soffrirne parecchio, il che mi rendeva molto felice. –Non può essere!- gridava con quella voce agghiacciante (ok non me l’ero immaginata)
    -Il mio potere non deriva da nessuna magia, solo dalla crudeltà degli esseri umani- Quelle parole erano le prime che sentivo pronunciare da SchwartzesLoch quando non era in forma umana, normalmente, dopo la trasformazione, agiva senza aprire bocca -Ed ora è giunto il momento di farla finita- il suo petto cavo incominciò a perdere consistenza fisica ed allargarsi divenendo un buco nero ed esercitando una forte attrazione sul corpo dell’avversario; lo stava risucchiando!
    Quando il demone si girò per sfuggire al suo destino , il suo mantello e il cappuccio vennero attirati nel vortice oscuro lasciandogli scoperta la testa; avrei preferito non vedere quell’immagine. Il volto era bruno, scarno al punto da sembrare mummificato, solo pochi brandelli di pelle rinsecchita aderivano a quel teschio urlante; la bocca priva di labbra era spalancata in un’espressione di atroce sofferenza, mentre le orbite oculari erano vuote.
    Con enorme sforzo si sottrasse all’attrazione esercitata dal buco nero e fuggì smaterializzandosi rapidamente. Anche dopò che fu sparito le sue ultime parole riecheggiavano nelle mie orecchie
    -Non è finita qui, tornerò a prendervi. Tornerò!-
    Cristo Santo, quello si che era del buon materiale per incubi.



    Capitolo 7

    Moonthorne

    Stavo dormendo profondamente quando le note iniziali di Chop Suey! saturarono la stanza a volume assordante: i System Of A Down erano il mio gruppo preferito. La sveglia sembrava sul punto di esplodere, vibrava impazzita sul comodino rischiando di cadere sul pavimento. D’altronde quella era l’unico modo possibile per svegliarmi al mattino: avevo il sonno molto pesante, soprattutto se la notte precedente mi ero trasformato in mannaro per combattere. La cosa peggiore dell’essere un cacciatore non erano i rischi costanti, i pericoli o le situazioni disgustose, ma il fatto di doversi alzare presto per frequentare il college! Quando Hyaena mi aveva reclutato nella squadra era stata categorica: se avessi voluto farne parte avrei dovuto iscrivermi all’università.
    Allungai una mano fuori dal piumone per spegnere la suoneria; il display segnava le sette e quaranta: avevo dormito quattro ore e mezzo. Possibile che la vita di un diciannovenne fosse così difficile?
    Ok forse stavo esagerando un po’ ma il mio umore era sempre pessimo al risveglio. In realtà cacciare era la cosa che più amavo al mondo e lo facevo già prima di diventare un licantropo, mentre il college non era poi così male; se non altro mi offriva l’opportunità di frequentare ragazzi della mia età; inoltre era finanziato completamente dai fondi della squadra, indipendentemente dai cospicui assegni mensili che ricevevo.
    Il nostro era un lavoro pericoloso, la morte ci stava costantemente con il fiato sul collo. Non era certo un incarico che si poteva accettare solo per soldi, servivano una certa predisposizione ed uno spiccato gusto per il rischi estremi. Ad ogni modo Hyaena e Vixen ci pagavano profumatamente. Dietro alle loro maschere, la glaciale dark lady e la cinica femme fatale, erano delle autentiche benefattrici. Non solo si occupavano di noi materialmente ma ci aiutavano a controllare e ad utilizzare al meglio i nostri poteri.
    Quel pomeriggio, dopo le lezioni, avevo in programma la mia prima sessione di controllo sulla telecinesi con Ira. Ero ansioso di imparare a sfruttare al massimo il mio dono, anche se passare del tempo da solo con lei non mi sembrava esattamente una buona idea. L’avevo sempre trovata mozzafiato ed anche divertente, ma negli ultimi tempi non ero tranquillo quando ero in sua presenza; mi sentivo nervoso ed angosciato, il cuore mi batteva all’impazzata e avevo paura di dire o fare qualcosa di stupido. Mi stavo innamorando e decisamente non era un bene.

    Mi alzai dal letto ancora intontito e mi diressi verso la doccia; regolai al minimo la temperatura dell’acqua. Avevo bisogno del freddo per svegliarmi completamente e soprattutto per annullare gli effetti dell’aver pensato a Vixen di prima mattina…
    Mentre il getto d’acqua sferzava vigorosamente il mio corpo, mi resi conto di essere arrabbiato. Solo due giorni prima era stata così dolce con me, era rimasta sconvolta quando Alba mi aveva ferito, ma poi aveva deciso di uscire con quel tizio, quel detective privato tutto gonfio di steroidi. Fanculo! Proprio non la capivo. Cercai di scacciare quei pensieri dalla mente, mi asciugai e mi vestii.
    La cucina e gli altri ambienti comuni erano quasi sempre deserti la mattina, quando tutti gli abitanti della villa si trovavano ancora nei loro letti. Mi piaceva bere la mia prima tazza di caffè seduto al bancone, guardando il giardino attraverso le vetrate; era una specie di rito, un momento tutto mio.
    Mi persi per qualche minuto in quell’aroma avvolgente, in grado di rimettermi in pace con il mondo; fuori un leggero nevischio rischiarava il cielo di piccoli, timidi, puntini bianchi. Anche i giovani licantropi arrapati sono capaci di attimi di poesia.
    La magia del caffè, per quanto sublime, svanì in fretta, consumata dalle mille abitudini e impegni della routine quotidiana. Decisi di non prendere la macchina per via della neve, così infilai una giacca di pelle marrone, calzai le mie Doctor Marten’s dello stesso colore e uscii a prendere la metropolitana; mi aspettava un tragitto di più di quaranta minuti.

    La STOA University, presso la quale frequentavo il primo anno, era l’ateneo più prestigioso dello stato e ospitava studenti provenienti da tutto il mondo. Avevo scelto la facoltà di antropologia perché offriva l’opportunità di integrare il programma con qualche corso di approfondimento sulla stregoneria, lo sciamanesimo e altri fenomeni paranormali legati all’attività umana: tutte conoscenze che potevano tornarmi utili sul lavoro. Non era stato uno scherzo passare il test d’ammissione, avevo sudato sui libri tutta l’estate ma alla fine ce l’avevo fatta; e così, da poco più di un mese, ero una matricola.

    Erano quasi le nove e mezzo quando entrai a fare colazione da House Of Coffee, il mio locale preferito tra quelli che circondavano il campus.
    -Buongiorno Ian!- mi salutò allegramente Daphne, la cameriera.
    -Buongiorno Daphne-
    -Cosa ti porto?-
    -Uova con bacon, pane tostato e caffè -
    -Hai proprio una fame da lupi la mattina eh?- Sorrise. Non poteva immaginare quanto fosse vicina alla realtà.
    Ero un licantropo da quasi un anno. Avevo scoperto per puro caso che la mia ragazza era una mannara e, spaventato, avevo tentato di lasciarla ma lei non la prese bene. In preda ad una furia cieca, Tasha (questo era il suo nome), non solo mi trasformò mordendomi ma mi sfigurò il volto con una lama d’argento. Qualcosa però non funzionò a dovere, probabilmente perché ero dotato di poteri telecinetici. Invece di subire metamorfosi indotte dalle fasi lunari venni intrappolato nella forma intermedia di uomo-lupo. Solo grazie al fortuito incontro con Supervixen imparai ad usare la telecinesi come “gabbia contenitiva” per la bestia che albergava dentro di me ed a riacquistare forma umana. La cicatrice che mi solcava il viso, essendo stata inferta con l’argento, non era mai guarita: restava ancora come macabra testimonianza di quegli eventi.
    -Hai sentito degli omicidi?- Chiese Daphne mentre si avvicinava con la mia ordinazione
    -No, quali omicidi?-
    -Hanno trovato tre ragazzi morti nel Campus. Non credo che riuscirai ad andare a lezione oggi; la polizia ha messo i sigilli al luogo del delitto. L’università resterà chiusa-
    -Non ne sapevo niente. Ma morti come?-
    -Non credo tu lo voglia sentire prima di fare colazione-
    -Penso di avere abbastanza fegato per saperlo- Semmai non ne avevo per affrontare il fatto di essermi alzato dal letto e di aver viaggiato quaranta minuti in metropolitana per niente.
    Daphne abbassò il tono di voce fino a ridurlo ad un sussurro. – Si tratta di omicidi molto efferati; i corpi delle vittime sono orribilmente straziati e gli organi interni sono stati asportati, forse con un coltello-
    -Cristo!- Esclamai sinceramente sconvolto. Dalla descrizione dei cadaveri sembrava proprio che i responsabili fossero dei Red Undead.
    -Questa mattina all’alba la polizia ha setacciato tutto il campus in cerca di prove, credo che faranno un po’ di domande agli studenti che risiedono nei dormitori perché è probabile che sia successo questa notte. Dio mio so che è una cosa terribile ma… è così eccitante, sembra di vivere la trama di un film horror!-
    -Beh non posso darti torto, ma tu come fai a sapere tutte queste cose?-
    Il suo entusiasmo si raffreddò di colpo. -È stata una mia amica, a ritrovare i cadaveri.-
    -Non deve essere stato bello- commentai.
    -Già- Convenne prima di allontanarsi, visibilmente imbarazzata, per tornare al suo lavoro.
    La strana reazione di Daphne mi diede da pensare; era passata dall’eccitazione al disagio in una frazione di secondo. Che fosse stata lei stessa a ritrovare i corpi delle vittime? Decisi che per il momento la cosa aveva scarsa importanza e mi dedicai completamente alla colazione. Con l’ateneo chiuso, il locale iniziava ad essere decisamente sovraffollato; moltissimi studenti si fermavano a bere un caffè e per scaldarsi prima di rientrare a casa. Stavo per andarmene quando qualcosa di decisamente interessante attirò la mia attenzione: Allison Masters si trovava sul marciapiede davanti all’ingresso; parlava con una donna di bassa statura che, intenta a fumare un piccolo sigaro, sembrava non essere per nulla interessata alla conversazione. Quella giornalista non mi piaceva! Si aggirava intorno alle tragedie come un avvoltoio in cerca di carogne; non la conoscevo personalmente ma mi dava l’idea di essere il tipo di persona che non si fa scrupoli per ottenere quello che vuole. L’altra tizia aveva un aspetto decisamente bizzarro. Una massa di capelli rosso mogano le ricadeva in onde arruffate e voluminose sulle spalle; indossava un consumato trench di nappa verde scuro e pantaloni borgogna. A quanto potevo vedere aveva un’età indefinibile tra la trentina e la quarantina d’anni. Tesi immediatamente le orecchie per sentire quello che si stavano dicendo: come licantropo possedevo, infatti, un udito ed un olfatto molto più sviluppati di quelli umani.

    -Mi rendo conto che le indagini sono appena all’inizio, ma se mi desse l’opportunità di conoscere qualche dettaglio in più potrei svolgere meglio il mio lavoro- Quindi la rossa era uno sbirro.
    -Certo, e far sapere all’assassino tutto ciò di cui siamo a conoscenza! Non ci provi con me Masters, sono nata prima di lei!-
    -Mi accontenterei di qualche dichiarazione informale. So bene che lei è un ottimo elemento e la sua carriera è in ascesa detective Oki, non metterei mai a repentaglio la sua candidatura al ruolo di Sergente.-
    -Dio Masters mi risparmi questa manfrina! Sono anni che ci conosciamo e che mi sta addosso come farebbe una zecca con un cane. Ancora non ha capito che odio i leccaculo? Chiuda il becco, venga dentro e beviamoci un fottuto caffè, mi si stanno gelando le chiappe qua fuori!-
    Così dicendo buttò il sigaro a terra e lo spense con un piede. Era decisamente una tipa tosta quella Oki, ed il fatto che rimettesse al suo posto Allison Masters me la rendeva particolarmente simpatica.
    Prima di uscire dalla porta cercai Daphne con lo sguardo, lei mi restituì una fugace occhiata per sparire tra i clienti.

    -Ma non hanno altri giornalisti alla NAN?- Sbottò Vixen quando, più tardi, le riferii l’accaduto nella cucina della villa -È mai possibile che sia presente ovunque succeda una disgrazia?-
    -Da quando la Masters ti sta così antipatica?- Chiese Hyaena che stava entrando in quel momento nella stanza.
    - Antipatica? Figurati! Credi davvero che io abbia il tempo per nutrire antipatie nei confronti di qualsiasi sciacquetta mi passi davanti? La mia antipatia bisogna guadagnarsela!-
    -Non sarà perché esce con quel ragazzo? Amir ?- Intervenne Bianca, ferma sulla soglia.
    -Oh ma insomma! Eravate tutte nel corridoio ad origliare quello che stavo dicendo?-
    -Io direi piuttosto che eravamo impegnate in altre faccende quando le tue urla disarticolate ci hanno attirato qua- Un punto per Bianca.
    -Ad ogni modo Allison non esce con Amir, non nel modo che credi tu almeno. Sono solo amici, anche se lei vorrebbe altro.-
    -Non dicevi lo stesso del suo capo? Sarah Foster?- Incalzò Hyaena
    -Si dannazione lo dicevo! Ma a quanto pare sbaglio a preoccuparmi di quelle due arpie perché ne ho altre due, ben più pericolose, dentro casa! -
    -Oh smettila di fare la vittima, proprio tu che non perdi occasione per impicciarti dei fatti altrui, e lascia che ti guarisca quei lividi che hai sul collo-
    -Vorrei che tu potessi guarire il mio top e la mia giacca rovinati, strisciare sull’asfalto non è il modo migliore di conservare i vestiti…-
    La notte precedente un demone aveva cercato di strangolare Vixen e per poco non c’era riuscito; SchwarzesLoch l’aveva allontanato ma non era stato possibile ucciderlo. Così il demone aveva giurato vendetta e Ira aveva trovato un avversario di cui avere realmente paura. Lo so con certezza perché le emozioni forti cambiano l’odore degli esseri viventi; la paura, in particolare, ha una sfumatura molto netta che attira i predatori, me compreso.
    Quando Hyaena le si avvicinò per guarirle il collo, Vixen si allontanò di scatto.
    -Non toccarmi- Strillò. –Cioè, ecco, non toccarmi per favore, l’idea che qualcuno mi metta le mani sulla gola in questo momento non mi piace per niente.-
    -È del tutto comprensibile, cercherò di farti riassorbire i lividi lasciando una distanza tra te e la mia mano ok? Per lesioni così leggere il mio potere dovrebbe funzionare anche senza contatto diretto-
    -Grazie- Era strano vedere Ira così a disagio.
    Pochi secondi dopo il suo malessere fisico era stato curato ma quello psicologico era ancora ben presente.
    -C’è una cosa che mi preoccupa, intendo oltre al fatto di dovermi guardare le spalle da una specie di mummia demoniaca-
    -Di cosa si tratta?- Domandò Bianca.
    -Il demone ha detto che i poteri magici non funzionano contro di lui, ed in effetti la telecinesi ed il teletrasporto si sono rivelati inutili. Ma io non sono una strega, non opero incantesimi. Insomma… i miei sono solo poteri psichici no? Non hanno nulla a che vedere con l’occulto-
    -Ci ho pensato anch’io- Ammise Hyaena. -Ma dobbiamo supporre che, invece, le tue doti abbiano una certa origine magica, visto quello che è successo-
    -Magnifico. Siamo giunte alla stessa, inquietante, conclusione.-
    Era una perfetta occasione per mettere a frutto ciò che stavo studiando in storia della stregoneria e della superstizione.
    -Secondo i testi antichi molti demoni non fanno altro che mentire- Dissi. –Potrebbe trattarsi di sciocchezze dette per spaventarti-
    -Me lo auguro, con tutto il cuore.-
    - Comunque non cambierebbe niente Ira, saresti sempre la stessa, anche se i tuoi poteri avessero origini misteriose- Mi dovetti trattenere per non virare la frase verso una dichiarazione d’amore.
    - Il mio passato è già pieno di misteri lupacchiotto; non ho voglia né bisogno di aggiungerne altri. Ma grazie, sei molto dolce, davvero.-
    -Se oggi non ti senti in forma e vuoi rimandare la lezione di telecinesi lo capisco-
    -No, lasciami solo qualche minuto ed incominciamo-
    -Bene allora noi torniamo alle nostre occupazioni- Disse Hyaena e si allontanò con Bianca. Si stavano prendendo cura di Alba, una creatura che avevamo creduto un demone, e che si era invece rivelata un essere umano, una ragazza nata con un patrimonio genetico quantomeno singolare: fattezze da pipistrello, occhi enormi e capacità di generare fulmini (che avevo saggiato direttamente sulla mia pelle, anzi, sulla mia pelliccia).
    Quando, un paio di notti prima, l’avevamo portata alla villa, si trovava in un grave stato di denutrizione ed era terrorizzata per le percosse subite da un gruppo di ragazzi. Non aveva saputo difendersi da quei teppisti perché aveva esaurito le sue limitate scorte di energia per sciogliersi dalla mia presa, generando la scarica elettrica con cui mi aveva colpito.
    Ci eravamo ben presto accorti che non conosceva il linguaggio umano. Quella povera creatura doveva essere stata abbandonata in tenera età ed era sopravvissuta come poteva,comportandosi come un animale, cacciando piccole prede e cercando un riparo isolato dove costruirsi un nido.
    Io stesso avevo vissuto in prima persona l’orrore di venire percepito come un mostro e scacciato dai miei genitori e dal mio mentore, dopo essere stato trasformato in lupo; non so che fine avrei fatto se Hyaena e Vixen non mi avessero trovato: probabilmente sarei finito in condizioni simili a quelle di Alba.

    Per tutto il pomeriggio, mentre Vixen mi insegnava come gestire meglio i miei poteri telecinetici, dovetti resistere all’impulso di baciarla.
     
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